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ATTUALITÀImportanti riforme per il settore finanziario cinese

25.03.14 - 09:23
L'economia cinese punta a eliminare la forte dipendenza dalle esportazioni.
Foto Keystone
Importanti riforme per il settore finanziario cinese
L'economia cinese punta a eliminare la forte dipendenza dalle esportazioni.

LUGANO - Il recente intervento della Banca Popolare Cinese (PBoC), che in occasione del fixing quotidiano USD/CNY ha ampliato la banda di oscillazione dall'1% al 2% su entrambi i lati del valore medio, è parte di un lungo processo di liberalizzazione della valuta e di ristrutturazione dell'economia che punta a eliminare la forte dipendenza dalle esportazioni.

Questo processo con tutta probabilità continuerà nel medio periodo, dato che la Cina intende fare del CNY una valuta chiave nel pagamento di operazioni commerciali e mira alla piena convertibilità. Confermiamo le nostre previsioni di trend ribassista per il cambio USD/CNY. Il forte avanzo commerciale e il surplus piuttosto consistente delle partite correnti nel 2013 indicano che il CNY resta leggermente sottovalutato.

 

Il recente rialzo del tasso di cambio costituisce molto probabilmente un fenomeno di breve durata finalizzato a ridurre l'importo delle scommesse unidirezionali sulla coppia valutaria in vista dell'ampliamento della banda. L'annuncio dell'ampliamento indica che le autorità ritengono che le scommesse unidirezionali siano state ora sufficientemente smaltite ed è probabile che a breve torneranno a essere effettuati adeguamenti al ribasso nell'ambito del fixing quotidiano USD/CNY. Di conseguenza, anche il cambio spot USD/CNY dovrebbe tornare a scambiare nella fascia inferiore della banda di oscillazione.

 

Nell'esaminare il recente rialzo del tasso di cambio spot USD/CNY, salito da 6,042 il 1° gennaio 2014 a un massimo di 6,179 il 18 marzo 2014, può forse essere utile tener presente che dal livello di circa 8,28 raggiunto a giugno 2005 la coppia valutaria ha seguito una traiettoria discendente senza esibire alcun significativo movimento al rialzo. Su base ponderata per l'interscambio, l'apprezzamento è stato dunque pressoché ininterrotto, a parte un breve periodo successivo alla crisi finanziaria globale. Vale inoltre la pena di notare che nel 2013 il CNY è divenuto la seconda valuta più utilizzata nel finanziamento delle operazioni commerciali globali, avendo superato l'EUR. La sua quota relativamente ridotta, pari all'8,6%, indica tuttavia che la strada da percorrere è ancora lunga.

 

A novembre 2013 il governatore della PBoC Zhou Xiaochuan ha dichiarato che la banca centrale «porrà fine ai normali interventi sul mercato dei cambi», sebbene i dati sugli acquisti netti di valuta indicano che la PBoC aveva già ridotto in misura significativa l'entità degli interventi rispetto al 4° trimestre 2011. Dai dati sul CNY (sia reali che nominali) ponderati per l'interscambio compilati dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) risulta piuttosto evidente che, in base ai parametri utilizzati, le autorità cinesi hanno pilotato un graduale apprezzamento della valuta. I funzionari della PBoC hanno lasciato intendere che impiegano gli stessi parametri usati dalla BRI.

 

L'astensione da «normali interventi» ha implicazioni anche sul coefficiente di riserva obbligatoria (CRO), in quanto riduce la necessità di operazioni di sterilizzazione. In passato il CRO è stato usato in Cina come strumento per sterilizzare gli interventi sul mercato dei cambi. In particolare, da gennaio 2010 a luglio 2011, il CRO è stato alzato dal 15,5% al 21,5%. Con la successiva riduzione degli acquisti di valuta straniera il CRO è sceso al 20%, livello a cui si trova tuttora. La riduzione degli interventi dovrebbe pertanto consentire alle autorità di abbassare piuttosto liberamente anche il CRO eccessivamente alto.

 

Una riduzione del CRO è in linea con l'intenzione delle autorità di liberalizzare i tassi d'interesse. La PBoC ha di recente annunciato l'intenzione di liberalizzare entro 2 anni i tassi sui depositi - un segnale considerato fortemente indicativo dell'impegno della banca centrale a favore delle riforme. Le grandi banche hanno a lungo beneficiato di bassi interessi sui depositi, per cui una riduzione del CRO le aiuterebbe ad attenuare l'impatto di un aumento di tali tassi.

 

Una riduzione a breve del CRO sarebbe inoltre opportuna perché contribuirebbe a contenere l'eventuale panico causato dalle insolvenze dei prestiti dei trust o dei prodotti di gestione patrimoniale, conseguenza delle riforme del più ampio settore finanziario. Le autorità consentiranno probabilmente il verificarsi di insolvenze sempre maggiori, che dovrebbero comunque rimanere di moderata entità; il rischio principale è dunque una possibile corsa agli sportelli bancari o prelievi massicci nel settore dei trust. Segnalando la disponibilità a immettere liquidità nel sistema, la banca centrale potrebbe contribuire a ridurre le probabilità e la gravità di reazioni di panico provocate da insolvenze.

 

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