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INTERVISTAWalter Röhrl: "Si inizia a guidare solo quando l’auto diventa instabile"

25.02.14 - 09:58
Abbiamo incontrato la leggenda dei Rally parlando dell’auto perfetta, di come si dovrebbe guidare, e di quella volta in cui partecipò al Rally di Lugano nel 1974.
Porsche
Walter Röhrl: "Si inizia a guidare solo quando l’auto diventa instabile"
Abbiamo incontrato la leggenda dei Rally parlando dell’auto perfetta, di come si dovrebbe guidare, e di quella volta in cui partecipò al Rally di Lugano nel 1974.

Se ti piacciono i rally, adori le Gruppo B. Se adori le Gruppo B non puoi non ammirare Walter Röhrl. Il due volte campione del mondo, considerato quasi unanimemente il più grande pilota di tutti i tempi, è una persona davvero squisita. Perché nonostante potrebbe essere benissimo Dio nell’orientamento religioso di qualsiasi appassionato o pilota, lui è spontaneo, naturale: ti racconta delle sue imprese al volante di un’Audi Quattro S1 conquistando la Pikes Peak come una persona qualunque potrebbe elencarvi la propria lista della spesa. Ma lo fa con una sincerità quasi spiazzante, senza minimamente pavoneggiarsi e con una concretezza che è difficile trovare al giorno d’oggi. E da uno che guida così, che ha vinto il Rally Monte Carlo con macchine diverse, non resistiamo nel scoprire quale sia il suo identikit dell’auto perfetta. Trazione posteriore o integrale, Walter?

“Per l’arte di guida, la trazione posteriore. Con una integrale l’esperienza è più piatta: basta dare la direzione che vuoi all’auto e dare gas. Quando correvo con la Lancia 037 dovevi dosare millimetricamente l’acceleratore da ogni uscita di curva, mentre le “quattro” ti rendevano la vita più facile. Da questo punto di vista, per essere veloci l’auto perfetta ha sicuramente le quattro ruote motrici, tutto il resto sono solo soluzioni d’emergenza. Come detto: dipende se vuoi guidare tu e divertirti, o se far guidare l’auto ed essere veloce."

Detto da uno che lanciava a folli velocità la sua Audi quattro lungo una delle stradine più anguste del globo – basta guardare qualche video in rete per farsene un’idea – c’è quasi da restarne sbigottiti, visto che non sono certo tanti quelli che riuscirebbero a replicarlo nonostante la “facilità” di cui ci parla. Ma allo stesso modo in cui la trazione integrale sta sostituendo la trazione posteriore, i motori turbo stanno sempre più uccidendo quelli aspirati. Cosa ne pensa qualcuno che ha corso nell’epopea del turbo?

“L’aspirato è il migliore perché è il più dosabile, intuitivo. Con il turbo non si sa mai bene cosa succede e quando succede, specie sul bagnato. Ma nella guida quotidiana il turbo genera coppia e potenza inarrivabile da un'aspirato ai bassi regimi. Per esempio non avrei mai detto, nemmeno 15 anni fa, che i Diesel avrebbero raggiunto una tale soglia di perfezione da essere una bella alternativa. Una Porsche Macan, per esempio, la prenderei Diesel.”

Lo stesso discorso della vita quotidiana potrebbe essere fatto per la preferenza tra un cambio automatico o doppia frizione e uno manuale?

“Certo, bisogna distinguere tra le competizioni e il mondo reale in cui si guida l’automobile. In questo caso dico che su neve e ghiaccio è meglio un cambio manuale perché puoi sempre avere l’ultima parola sul comando della macchina, mentre nella vita di tutti i giorni l’automatico o il doppia frizione è molto più comodo. Poi oggi le automobili sportive hanno una potenza tale che tantissimi clienti non sono nemmeno in grado di guidarle con un cambio automatizzato, figuriamoci che disastro combinerebbero con manuale.”

E per quanto riguarda l’elettrificazione dell’auto cosa ci dici?

“Dipende come la si applica. Se penso ad un auto puramente elettrica per l’impiego sportivo direi di no, perché nonostante la grande coppia la dosabilità della potenza non è ottimale e poi sono prive di emozionalità in quanto manca il sound.”

E tu, che di sound nei hai sentiti tanti, dai quattro cilindri a carburatore ai cinque cilindri turbo passando per i flatsix di casa Porsche, qual è quello che preferisci?

“Il V10 della Carrera GT, senza dubbio. Non c’è un sound migliore di quello. Anche se il cinque cilindri in un certo senso ci assomiglia…”

Ma tra tutte le esperienze di guida che hai avuto nella tua lunga carriera, quali sono quelle che ti sono rimaste più impresse?

“La Pikes Peak è stata una delle più intense mai vissute perché mi sentivo un tutt’uno con un’automobile da 640 cavalli che andava portata al limite per 20 chilometri affrontando un grandissimo dislivello e strade che non perdonavano i tuoi errori. Tuttavia il terreno in cui mi piace guidare di più è la neve e il ghiaccio, perché senza raggiungere necessariamente velocità elevate guidi con la g maiuscola. La vera esperienza di guida del resto comincia quando l’auto inizia a diventare instabile.”

Poi, tra qualche chiacchierata fuori tema, salta fuori che lui, Walter Röhrl, non solo è già stato a Lugano, ma vi ha anche corso!

“Si, era il 1974. A quell’epoca a Lugano v’era una delle tappe della campionato europeo di Rally e correvo con una Opel Ascona 1,9 SR. È da tanto tempo che non ci vado più, ma me la ricorda come una gran bella regione. Per correre, poi, nelle valli attorno alla città c’erano delle gran belle stradine: strette, impegnative e selettive.”

Inutile dire che, anche quell'occasione, il Röhrl conquistò il gradino più alto del podio.

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