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Dubbi e domande sui giovani e il loro concetto di amicizia.
Facebook, forse il più noto dei social network esistenti, conta oggi più di un miliardo e duecento milioni di iscritti. La sua sezione commerciale (poiché Facebook è e rimane un'impresa che oggi esiste fondamentalmente per fare quattrini) trae il suo punto di forza dai famosi "mi piace" i quali, attraverso la più o meno fitta rete di amicizie che ogni utente può vantare, si propagano per poi fornire preziose informazioni a chi detta impresa commerciale la gestisce. Certo: io ho circa duecentoquaranta amici in Facebook.
Ma sono veramente tutti tali? La cosa mi inquieta un po’. In effetti molte delle persone con le quali sono in contatto (si fa per dire, ovviamente) le conosco appena, o addirittura non so chi siano. Ho già proceduto alcune volte ad un vero e proprio "repulisti"; sembra però che questa operazione, per poter essere efficace, debba essere regolarmente eseguita. Mi chiedo, allora, quanti e quali concetti di amicizia porto con me? Cosa significa mettere a disposizione di tutti (il profilo aperto è per tutti) informazioni concernenti la mia persona che in fondo riguardano solo me o pochi dei miei amici e conoscenti? Per quale motivo sento il bisogno di far vedere chi e come sono anche a chi non conosco?
Queste domande le famiglie oggi se le pongono, e non trovano facile risposta. I loro ragazzi vanno sui social media e svelano parti di loro stessi e della propria vita a tutti. Il bisogno di "mostrare" prevale sul bisogno di "tenere per sé". Ma cosa sta portando con sé questo modo di essere che, non dimentichiamolo, non nasce con le nuove tecnologie, ma attraverso di esse trova uno sviluppo cha varca la soglia del controllo? Dobbiamo, in quanto genitori e adulti, fermarci a pensarci su. Il concetto di amicizia è troppo prezioso per poter essere offerto a tutti, indistintamente.