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INTERVISTAJohn McGuinness, il Re del Tourist Trophy

30.01.14 - 06:00
A margine della prova in pista della nuova Honda CBR 1000 RR pubblicata qualche giorno fa abbiamo incontrato la leggenda della gara più folle del mondo.
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John McGuinness, il Re del Tourist Trophy
A margine della prova in pista della nuova Honda CBR 1000 RR pubblicata qualche giorno fa abbiamo incontrato la leggenda della gara più folle del mondo.

Quando guardi una gara del Tourist Trophy ti vien quasi da chiedere come sia possibile. Quella che si svolge sull’Isola di Man ridefinisce ciò che è possibile fare con una due ruote e rimette in discussione tutto ciò che hai sempre creduto sul coraggio (o incoscienza?) in sella ad una moto: se credi di essere bravo a guidarne una, il TT è pronto a farti credere di essere l’ultimo degli inesperti. Una competizione in un certo sensno amata, seguita, invidiata e temuta da tutti gli appassionati di motociclismo. Eppure c’è qualcuno che quassù, fino al 2012, ha collezionato qualcosa come ventuno vittorie e quarantaquattro podi. Quando li incontro, però, il suo comportamento mi sembra molto genuino, tanto da assomigliare a Clark Kent. Come fa a trasformarsi in Superman nelle corse stradali?

Mi aiuta tanto la passione che ho nel lavoro che faccio, tutto quello che sta attorno al mondo delle corse mi piace e quando sei contento credo che riesci a guidare più veloce. Dopo aver chiuso la visiera del casco divento serio, cerco di estraniarmi dalle emozioni rilassandomi per lasciar posto alla concentrazione e alla determinazione per una guida delicata e nel rispetto della mia sicurezza e dei miei concorrenti.

Sulla tua Home Page si può osservare il video di un tuo giro al TT, sembra di essere in un gioco virtuale al massimo livello dove il motto è: o la va o la spacca! Come lo vivi sulla tua Fireblade?

Dal di fuori sembra una pazzia, ma in realtà mi sento abbastanza confortevole, devi continuamente pensare a due o tre curve in avanti poi evidentemente l’esperienza mi aiuta tanto. Nella MotoGP Marc Marquez ha vinto il mondiale al suo primo tentativo: a 20 anni, nel Tourist Trophy questo è impossibile.

Quali abilità servono quindi per vincere 21 volte il TT?

È il pacchetto a fare la differenza: la moto, i meccanici, le gomme, ma soprattutto la capacità di lavorare del team, puoi avere anche un budget di dieci milioni di sterline ma se non hai un team affiatato e appassionato non riuscirai a vincere. Dal punto di vista della guida devi avere una posizione sulla moto perfetta.

Abilità di guida, coraggio, fortuna. Sono nel giusto ordine?

Non mi ritengo una persona particolarmente coraggiosa, mi riallaccio alla tua prima domanda e quando guido non sono aggressivo, cerco di essere il più sensibile possibile per cercare la perfezione nelle traiettorie.

Numerose vittorie le hai conquistate in sella a una Honda, perché hai scelto la Fireblade?

Amo guidare la Honda, è intuitiva e poi non bisogna dimenticare l’affidabilità, percorrere il TT significa oltre 360 km con una media oraria superiore ai 210 chilometri orari, il motore è sotto sforzo ma anche la ciclistica deve essere facile e resistente alle buche e ai salti che si affrontano tutta velocità.

In quale parte del tracciato fai la differenza sugli avversari?

Penso la parte veloce, da quinta e sesta marcia, nelle parti lente credo che abbiamo più o meno tutti la stessa velocità.

Che differenza c’è tra una gara in strada e una in circuito?

La sicurezza, in strada non puoi permetterti l’errore. È una questione di rispetto nei confronti dei rischi che affronti, sui circuiti chiusi a volte puoi provare ad andare più veloce di quello che sei capace a fare, su strada no, altrimenti sei nei pasticci.

Come gestisci il rischio?

Conosco i miei limiti, cerco di affrontare la gara in maniera calcolata senza il peso di dover strafare, ricerco un buon feeling con la moto e quando finisci devi accettare il risultato, con gli altri concorrenti del TT regna grande stima ci congratuliamo con una sincera stretta di mano e una pacca sulla spalla.

In tutte le organizzazioni motociclistiche si parla sempre di più di sicurezza, anche nel Motomondiale il tema è sempre di grande attualità, non pensi che oggi le gare su strada come il TT siano una provocazione?

In passato il TT faceva parte del calendario mondiale, i piloti dovevano correre anche se non lo desideravano, oggi invece chi corre al TT lo fa per propria volontà. È la gara più lunga, più dura e rischiosa di tutte, storicamente e tutt’oggi attira ancora tanti piloti e appassionati come un magnete.

Con l’avvicinarsi della gara quali sono i tuoi pensieri ricorrenti?

Ne il mio Sponsor ne la mia famiglia mi trasmettono pressione, cerco comunque di scrollarmela d’addosso.
Ogni tanto pensi a qualche amico perso sul circuito ma cerchi di proseguire nella speranza di sopravvivere.
 

La passione è condivisa anche dalla tua famiglia?
 

Si: mia moglie mi frequenta da tanti anni e mi sostiene, sa che il mondo delle due ruote è il mio solo interesse. Niente cricket, rugby o calcio: ho solo la passione per il mio mestiere.     

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