A colloquio con uno studente del Dipartimento di formazione e apprendimento.
Chi sei?
"Giacomo Meschini".
Master SUPSI in?
"Insegnamento nella scuola media, educazione visiva e arti plastiche".
Cosa ti ha spinto a questa scelta professionale?
"Sono sempre stato attratto dalle arti applicate, in particolare dall’idea, dal concetto che si cela dietro ad un manufatto umano. La fusione tra progettazione e produzione, tra artista ed artigiano: è anche questo che voglio insegnare ai miei allievi".
Infatti tu, nel tempo libero, pratichi una disciplina che prevede l’uso di un oggetto particolare:
"Per molti anni ho praticato il Kyudo, un’arte marziale giapponese molto antica in cui si utilizza un arco dalla forma assai particolare. A Locarno sto ancora cercando un luogo adatto per potermi esercitare".
Sei stato attirato maggiormente dall’aspetto sportivo o da quello estetico di questa disciplina?
"Da entrambi, penso. Come la maggior parti delle arti marziali, anche al Kyudo si associa un modo di pensare e di agire. Non trascuro però l’aspetto agonistico: ho, infatti, partecipato a tre campionati mondiali di questa disciplina".
Pensi che questa attività influenzerà in qualche modo il tuo essere insegnante?
"Francamente non lo so. È probabile che abbia contribuito a fare mio il punto di vista di vista di Fosco Maraini, secondo cui ci sono tre modi per fare le cose: quello giusto, quello sbagliato e quello giapponese, che consiste nella ricerca costante della perfezione".