Gli ultimi indicatori congiunturali americani, inaspettatamente buoni, stanno alimentando il timore di una prossima fine della politica monetaria ultraespansiva della Federal Reserve. Un segnale importante a questo proposito è atteso dai dati sul mercato del lavoro Usa, che saranno pubblicati domani e venerdì. Giovedì è inoltre prevista la riunione della Banca centrale europea.
In un quadro generale incerto gli investitori si stanno orientando alla prudenza e molti pensano a mettere fieno in cascina, concretizzando i profitti di un ottimo anno borsistico. Non è inoltre inusuale che a inizio dicembre i corsi si indeboliscano, in attesa di un possibile rally di fine anno.
Tutte le blue chip hanno terminato in negativo. La paura del tapering - la progressiva riduzione degli stimoli monetari - ha messo particolarmente sotto pressione il comparto finanziario, con in prima fila i bancari UBS (-3,19% a 16,71 franchi), Credit Suisse (-2,32% a 26,55 franchi) e Julius Bär (-3,33% a 40,89 franchi): su quest'ultimo valore hanno avuto un impatto anche le analisi di Nomura e di UBS. Non si sono mossi bene neppure gli assicurativi Swiss Re (-2,18% a 78,40 franchi) e Zurich (-1,91% a 247,10 franchi).
Vendite sono state segnalate sui titoli maggiormente sensibili alla congiuntura quali ABB (-2,17% a 22,56 franchi), Adecco (-2,79% a 67,90 franchi), Geberit (-2,37% a 260,00 franchi) e Holcim (-1,91% a 64,15 franchi), nonché - nel segmento del lusso - su Swatch (-2,94% a 577,50 franchi) e Richemont (-2,62% a 89,30 franchi). Non sono riusciti a frenare la corrente generale i pesi massimi difensivi Nestlé (-0,99% a 64,95 franchi), Novartis (-1,25% a 71,15 franchi) e Roche (-2,20% a 248,70 franchi).
Nel mercato allargato ha limitato le perdite Basilea, (-0,19% a 105,40 franchi), grazie a una novità riguardante il suo medicinale Isavuconazol. Giù per contro Meyer Burger (-4,56% a 9,83 franchi), un valore che da tempo presenta un'elevata volatilità.