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BIASCAI gemelli nel vino

08.04.13 - 13:00
Il sapore di una fratellanza esclusiva
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I gemelli nel vino
Il sapore di una fratellanza esclusiva

Avevo avuto la possibilità di degustare quel vino durante una manifestazione, rimanendone affascinata. E così, durante una delle mie degustazioni alla cieca, insieme a vari e quotati Bordeaux, lo avevo inserito come pirata, senza lasciar trapelare alcun indizio. Al termine della degustazione, dopo aver raccolto le informazioni dell'eterogeneo gruppo dei partecipanti, il sorprendente quanto eloquente risultato: primo classificato l'assemblaggio biaschese, davanti a nobili quanto medagliati Château e compagni. 

Come può un "vin de garage", ovvero un vino prodotto in quantità minime, spesso in locali recuperati dalla vita di ogni giorno come per esempio un garage, essere preferito ai più blasonati? Fra i vari aspetti di primaria importanza di sicuro la qualità dei vigneti, la storia e la tradizione della famiglia e un qualcosa in più, che si ritrova sempre in quel forte ed esclusivo legame che unisce i gemelli. Un buon vigneto che può essere sia acquistato sia tramandato dalla famiglia è sempre una grande fortuna. Il terroir incide parecchio sulla qualità del vino. È chiaro però, che oltre a questo, ci vuole la mano giusta. La si acquisisce la mano, attraverso l'osservazione, lo studio, l'esperienza propria e come mi racconta Marco, la si può ereditare dalla propria famiglia. 
 
Il nonno, nato nel 1819, coltivava bondola, "americana" e fresia. Si parlava già anche di merlot, non innestato, in quanto la fillossera non aveva ancora fatto la sua apparizione. Del padre Marco ha ricordi molto più dettagliati. Il vino era un metodo di conservazione di un alimento che concorreva al sostentamento. Più frutti dava la vite e meglio era. La qualità era secondaria. Il fatto di essere amico del farmacista gli aveva permesso, attraverso qualche piccolo espediente, di produrre un vino leggermente migliore degli altri. Ma oltre a questo negli anni non ci fu più nessuna possibilità di miglioramento. Marco e il gemello Vincenzo consideravano la vigna un obbligo. Dovevano aiutare il padre, ma non si trattava di un lavoro creativo. Era sempre uguale e il risultato pure. Quando il padre si ritirò decisero di prendere in mano la situazione. La prima bottiglia finì nascosta sotto il letto, per non entrare in discussione con il padre.
 
La prima etichetta fu invece discussione aperta, ma nonostante il padre disdegnasse la cosa fu proprio lui il primo ad utilizzarla. Come in ogni storia importante il destino di quel vino cambiò per caso, quando incontrarono un enologo che li iniziò a una viticoltura e una vinificazione moderna. Si trattava di limitare la produzione delle piante, di cambiare l'attrezzatura in cantina e di intervenire in aiuto della vinificazione quando il monitoraggio dell'evoluzione lo rendeva necessario. I risultati arrivarono dopo qualche tentativo. E quando i due si resero conto che finalmente potevano finalmente lavorare in modo creativo su un prodotto con un buon potenziale di crescita, entrò in gioco quel qualcosa in più. Chi ha avuto modo di osservare dei gemelli sa bene di che cosa parlo. C'è una grande forza che li unisce e che li rende più forti. La loro complementarietà permette una valenza in tutti i campi, laddove lavorano uniti. Dove non arriva uno, entra in gioco l'altro. Vincenzo, che lavora in una scuola, cerca sempre di difendere dalla separazione le coppie di allievi gemelli. 
 
Bisogna lasciarli insieme. Non uno per classe. Saranno loro, quando saranno pronti, a decidere di intraprendere strade diverse. Mi dice consapevole. Marco parla con le botti, le saluta prima di uscire dalla cantina. Vincenzo le accarezza. Il vino è vivo, ci sente. Domani quando torneremo avrà un sapore diverso. Sarà cresciuto, maturato. Il tempo, la pazienza e la fiducia faranno il resto. Quando sarà giunta l'ora di farsi imbottigliare sarà lui a comunicarcelo. E noi lo asseconderemo. Decidere anzitempo significherebbe forzare la sua natura. E chi meglio di loro può comprenderlo? 
 
Credo che siamo gli unici gemelli in tutta la Svizzera che producano vino. Mi dice Marco orgoglioso. Comunque, conclude, dietro a grandi gemelli ci sono sempre grandi mogli. Mogli che sanno comprendere e valorizzare questa forza. A questo punto le valutazioni che determinano la qualità di certi vini e che ne fanno fluttuare i prezzi in modo innaturale, mi pare evidente, che siano uno strumento di giudizio molto relativo. Oltre alla qualità concreta e quella sulla carta, c'è tutto un vissuto, la cui conoscenza, dà consapevolezza al degustatore. 
 
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