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STORIALa complicità dell'islam con il regime nazista

06.02.13 - 09:30
È da decenni che la propaganda islamista accusa Israele di usare metodi nazisti, dimenticando, clamorosamente, che sono stati proprio gli islamisti ad essersi alleati con il regime nazista
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La complicità dell'islam con il regime nazista
È da decenni che la propaganda islamista accusa Israele di usare metodi nazisti, dimenticando, clamorosamente, che sono stati proprio gli islamisti ad essersi alleati con il regime nazista

Sulla base di documenti storici, si evince che tutto cominciò già nel 1938, quando Amin al-Husseini, il gran muftì di Gerusalemme, oltre a ad essere riuscito ad allacciare relazioni diplomatiche con la Germania nazista, riuscì anche ad ottenere una cospicua fornitura di armi da usare contro i sionisti. L’ammiraglio Canaris, capo dei servizi segreti tedeschi, che s’incaricò di organizzare il trasporto d'armi, si recò a Beirut per incontrare il gran muftì, del quale, diede un parere positivo, giudicandolo alleato affidabile per il Reich. Il gran muftì coltivò, negli anni seguire, uno stretto rapporto con il regime nazista e con Rashid Ali Kailani, promotore di un colpo di Stato in Iraq e rappresentante di un gruppo favorevole all'Asse. Il colpo di Stato avvenne il 10 aprile 1941.

Due giorni prima, il segretario di Stato agli Affari esteri tedesco, Von Weizsäcker, comunicò al Gran Muftì:
Adolf Hitler si è molto interessato a quanto avete scritto sulla lotta nazionale degli arabi e ha preso conoscenza, con grande interesse e simpatia, del vostro legame con la lotta nazionale degli arabi. Gli sono piaciute le parole amichevoli indirizzategli a nome del nazionalismo arabo e a nome vostro. [ ... l La Germania e gli arabi hanno come obiettivi comuni l'Inghilterra e gli ebrei e sono uniti nella lotta contro di loro. La Germania, tradizionalmente amica degli arabi e in accordo con i desideri espressi dal vostro segretario privato, è pronta a cooperare con voi e a darvi tutti gli aiuti militari e finanziari possibili richiesti per essere pronti a combattere contro gli inglesi per la realizzazione delle aspirazioni del vostro popolo.
(Fonte: von Weizsacker all'ambasciatore tedesco ad Ankara, 8 aprile 1941. ADAP, serie D, voI. XII, doc. 293)

Dopo che il colpo di stato fu messo in atto, Hitler sancì il suo totale appoggio nei confronti di Rashid Ali Kailani e al suo nuovo governo, decretandone di fatto l’alleanza.

Berlino
Cancelleria del Reich
Direttiva numero 30 per il Medio Oriente
30 maggio 1941
Dal Gran Quartier Generale, Berlino
Il Movimento arabo della libertà rappresenta in Medio Oriente il nostro alleato naturale contro l'Inghilterra. A questo proposito la ribellione nell'Iraq è particolarmente importante. Essa rinsalderà le forze ostili all'Inghilterra oltre le frontiere irachene, disturberà le comunicazioni britanniche e impegnerà truppe e navi inglesi a spese di altri teatri di operazioni. lo ho perciò deciso di accelerare lo sviluppo degli avvenimenti nel Medio Oriente fornendo appoggio all'Iraq. Se, e in qualche modo, potrà essere possibile far crollare le posizioni britanniche fra il Mediterraneo e il Golfo Persico, in connessione con un'offensiva contro il Canale di Suez, è un problema che sarà deciso soltanto dopo «Barbarossa». L’idea fondamentale della nostra propaganda è la seguente: la vittoria dell'Asse libererà i Paesi del Medio Oriente dal giogo inglese e darà loro il diritto all'autodeterminazione. Tutti coloro che amano la libertà si uniranno perciò nella lotta contro l'Inghilterra. Nessuna propaganda dovrà essere fatta contro i francesi in Siria.
(Fonte: Ezio Cecchini, Guerra e politica in Medio Oriente, Mursia, Milano 1987)

Naturalmente, il gran muftì di Gerusalemme esercitò parte attiva nel colpo di stato di matrice nazista, perpetrato da Rashid Ali Kailani in Iraq. Infatti, agli ordini delle forze golpiste irachene combatterono anche centinaia di palestinesi, comandati dal loro indiscusso leader militare Fawzi al Qawuqji. Ufficialmente integrato nelle forze armate irachene col grado di comandante, costui condusse un'intensa attività di guerriglia. L’intera leadership palestinese antisionista si era trasferita a Baghdad per partecipare all'operazione fìlo-nazista degli iracheni, sotto la leadership del Gran Muftì di Gerusalemme, che nell'occasione proclamò una guerra santa. Questo fu il primo caso di jihad (guerra santa) filonazista.

Accanto al gran muftì e al comandante militare dei palestinesi, Fawzi al Qawuqji, c’erano anche i dirigenti del Baath siriano-iracheno, fondato quattro anni prima da Michel Aflaq.

Questi ruppe con l'ideologo e fondatore del Baath, Zaki al Arsuzi, che l'accusò di «deriva fascisteggiante». Anche il Partito comunista iracheno, ancora vincolato al patto Molotov-Ribbentrop, appoggiò entusiasticamente il golpe filonazista in Iraq. E pure gli ayatollah sciiti iracheni, Hassan Isfani e Kashif al Ghita in quei giorni di maggio del 1941 proclamarono la loro terza jihad antinglese, dopo quelle del 1914 e del 1920.
Il 18 maggio atterrarò a Baghdad una squadriglia di cacciabombardieri tedeschi e alcune squadriglie di caccia italiani.

Nel frattempo, Winston Churchill fece muovere dall'India un corpo di spedizione che sbarcò a Bassora. Il 2 maggio 1941 iniziò il conflitto, che si risolse verso la fine dello stesso mese con la disfatta dei golpisti islamo-nazisti.
La prima jihad islamo-nazista, subì così la sua prima sconfitta. Ne seguiranno numerose altre.

Nell’autunno del 1941, centinaia di combattenti palestinesi seguirono il gran muftì in Germania, dopo aver combattuto per i nazisti ed essere stati sconfitti in Si delineò così la formale partecipazione alla II Guerra Mondiale della leadership islamista a fianco dei nazisti. Amin al Husseini nel suo di guida politico-militare-spirituale, le forze combattenti comandate da Fawzi al Qawuqji, i feddayn e la «quinta colonna» palestinese, si prodigarono in atti di sabotaggio contro gli inglesi. Hitler fu un grande ammiratore del gran muftì, tanto che, nel luglio del 1942, al termine di una colazione di lavoro nella sua Cancelleria, durante la quale si era parlato anche della Soluzione Finale contro gli ebrei, così lo descrisse:
Il Gran Muftì è un uomo che in politica non fa del sentimento. Capelli biondi e occhi azzurri, sembra, nonostante il viso sparuto, che abbia più di un antenato ariano. Non è impossibile che il miglior sangue romano sia all'origine della sua stirpe. Durante i nostri colloqui mi ha dato l'impressione di una vecchia volpe. Per aver più tempo per riflettere si fa tradurre certe frasi non soltanto in francese, ma anche in arabo. La sua prudenza è tale che qualche volta fa mettere immediatamente per iscritto le affermazioni che gli sembrano importanti. Quando parla, si sente che pesa letteralmente ciascuna parola. La superiorità della sua mente lo pone, tanto per intenderci, sullo stesso piano dei giapponesi.
(Fonte: Adolf Hitler, Idee sul destino del mondo, Padova 1980)

Nel maggio 1941, il gran muftì proclamò la jihad dei musulmani del mondo a fianco dell'Asse nazifascista, sciorinando una serie di fandonie storiche per giustificarne la proclamazione. Fandonie che sono utilizzate ancora oggi per giustificare la violenza dell’integralismo islamista.

Ecco qui di seguito, il testo della fatwà:
Gli inglesi hanno rovesciato il califfato ottomano, hanno distrutto il governo musulmano in India aizzando le diverse comunità l'una contro l'altra; hanno soffocato il risorgimento egiziano fondato da Mohammed Ali, colonizzando l'Egitto per mezzo secolo. [ ... ] La prova lampante delle mire imperialistiche britanniche si è avuta nella Palestina musulmana, la quale, benché promessa dall'Inghilterra allo sheikh Hussein, ha dovuto subire l'oltraggioso insediarsi degli ebrei, vergognosa politica, destinata a separare i Paesi arabo-musulmani dell'Asia da quelli dell'Africa. In Palestina gli inglesi hanno commesso barbarie inaudite. Hanno profanato, tra l'altro, la moschee di Al Aqsa e hanno contaminato il Corano. Gli inglesi hanno dichiarato la più tenace guerra contro l'Islam, coi fatti e con le parole. L’allora primo ministro britannico Gladstone dichiarò al Parlamento che il mondo non avrebbe potuto avere pace finché fosse esistito il Corano. Quale odio contro l'Islam è più forte di questo che dichiara pubblicamente il sacro Corano un libro nemico del genere umano? Tale sacrilegio dovrà rimanere impunito? Dopo l'annientamento dell'Impero musulmano in India e del califfato ottomano, l'Inghilterra, seguendo la politica di Gladstone, ha continuato la sua opera di distruzione dell'Islam, privando molti Stati islamici in Oriente e Occidente della loro libertà e indipendenza. Il numero dei musulmani che vivono oggi sotto l'Inghilterra e invocano la liberazione dal suo terribile giogo supera i 220 milioni. Per questo vi invito, o fratelli, alla guerra per Allah, per preservare l’islam, la vostra indipendenza e libertà.
(Fonte: «Oriente Moderno», a cura dell'Istituto per l'Oriente, Roma, gennaio-dicembre 1941)

Nell’ottobre del 1941, il gran muftì sbarcò a Bari, dove venne accolto trionfalmente dalle autorità fasciste. Egli intraprese subito una frenetica attività politica tra Roma e Berlino: un incontro con Mussolini (27 ottobre 1941), due incontri ufficiali con Adolf Hitler (28 novembre 1941 e 10 luglio 1942) e una visita ad Auschwitz con Alois Brunner e Adolf Eichmann. Organizzò anche una rete di spionaggio e sabotaggio in tutti i Paesi arabi.

Emerso, assieme a Rashid Ali Kailani, come leader indiscusso del movimento musulmano filonazista, Amin al Husseini sancì l’analogia ideologica tra la concezione dell'Islam e le dottrine totalitarie naziste e fasciste.
La sua non fu un'alleanza antinglese sulla base di interessi geopolitici, ma fu una scellerata unità d'intenti, emersa con chiarezza nelle parole che egli indirizzò dalla radio nazista di Berlino alle SS islamiste impegnate in Bosnia, il 21 gennaio 1944, dopo aver trascorso tre giorni nei loro acquartieramenti di Sarajevo:
Questa Divisione di musulmani bosniaci, costituita con l'aiuto della Grande Germania, è un esempio per i musulmani di tutti i Paesi. Non c'è nessuna altra possibilità di liberazione per loro dall' oppressione dell'imperialismo, all'infuori di una dura battaglia per proteggere le loro dimore e le loro fedi. Molti interessi comuni esistono tra il mondo islamico e la Grande Germania e questo rende la nostra collaborazione un Il Reich nazionalsocialista sta combattendo contro gli stessi nemici che hanno derubato i musulmani dei loro territori e soffocato la loro fede in Asia, in Africa e in Europa. La Germania è la sola grande potenza che non ha mai attaccato un Paese islamico. Inoltre la Germania nazionalsocialista sta combattendo contro il mondo ebraico. Il Corano dice: «Voi vi accorgerete che gli ebrei sono i peggiori nemici dei musulmani». Vi sono inoltre considerevoli punti in comune tra i princìpi islamici e quelli del nazionalsocialismo, vale a dire nei concetti di lotta, di cameratismo, nell'idea di comando e in quella di ordine. ciò porta le nostre ideologie a incontrarsi e facilita la cooperazione, io sono lieto di vedere in questa Divisione una chiara e concreta espressione di entrambe le ideologie.
(Fonte: M. Pearlman, Mufti of Jerusalem: the story of Hajj Amin al Husseini, V. Gollencz, London 1947)

Credo sia più che evidente, che siamo in presenza di un antisemitismo di chiaro stampo coranico. L’idea nazista di die Gemeinschaft (comunità) viene equiparata alla umma. Nazisti e islamisti sono uniti da una volontà comune di combattimento, che celebra la guerra «positiva fattrice» di storia. diventa spietata quando viene affrontata la questione ebraica. Quello che segue è un passaggio del messaggio del Gran Muftì trasmesso da Radio Bari il 17 giugno 1943:
Cosa rimarrebbe agli arabi se la Palestina diventasse ebraica? Se la mano giudaica si estendesse a tutta la patria araba? Quale ambizione è più smodata di quella degli ebrei? mentalità di eccessivo egoismo, di smodata ambizione e di speculazione su tutte le risorse mondiali caratterizza gli ebrei.
Questa mentalità, che si è con l'dei ha fatto degli ebrei una piaga generale, una disgrazia per il mtogliendo ogni possibilità di loro o di tollerarli. Il mondo intero in ogni epoca e in ogni luogo ha effettuato esperimenti in materia ma tutti i tentativi hanno subito uno scacco completo e generale, perché gli ebrei hanno tolleranza nel proprio interesse e a danno altri.. Sisono arricchiti la povertà dei popoli, si sono Impadroniti del benessere a discapito del mondo, tessendo complotti e intrighi. Hanno corrotto la moralità e la fedee si sono impadroniti della vita economica e della propaganda politica dominando gli interessi dei popoli e le fonti di vita del mondo. Gli arabi non collaboreranno mai né con gli ebrei, né con qualsiasi potenza che appoggi o si sottometta all'influenza ebraica.
(Fonte: «Oriente Moderno», 1943)

Ma veniamo all’impegno concreto profuso dalle milizie islamiste all’interno dell’esercito nazista. Le milizie islamiste vennero dapprima inserite nel Sonderverband 288, costituito il 24 luglio 1941. Esse vennero poi inserite in una vera e propria legione araba per ordine personale di Hitler, il 26 gennaio 1942. Il 4 agosto 1942, nel campo d'addestramento di Döberitz, fu costituito il Sonderverband 287, composto da qualche centinaia di miliziani iracheni, siriani, tunisini e palestinesi, che passarono poi ad altre unità. Il 23 settembre del 1942 le milizie islamiste furono incorporate nel Generalkommando 68 zur besonderen Verwendung. Forte di seimila unità, era completamente motorizzato e fu impiegato nel Caucaso. 

Nel dicembre del 1942 i battaglioni passarono sotto il Kommando Deutsche-Arabischer Truppen, in ossequio alle richieste avanzate più volte dal gran muftì. Sia nella divisa che nel distintivo, riproduceva la bandiera della «rivolta araba» accompagnata dalla scritta Freis Arabien. Il Kommando venne impiegato in Nord africa a fianco dell'Afrika Korps. I soldati islamisti che non furono catturati dagli inglesi e che riuscirono a raggiungere l'Italia, vennero poi immessi nell'845esimo battaglione di fanteria tedesco-arabo, impegnato a partire dal novembre del 1943, nei rastrellamenti dei partigiani in Grecia. Crollato miseramente anche quel fronte, i combattenti islamisti dell'Asse si ritirarono sino a Sarajevo, dove furono impiegati nelle operazioni di rastrellamento di partigiani e di ebrei. Naturalmente, in termini di risultati, il contributo bellico arabo all'Asse fu marginale e collezionò un’impressionante serie di sconfitte e ritirate dai vari fronti.

Vasta fu invece l'eco di questa scelta di campo. Radio Berlino e Radio Bari si impegnarono in una propaganda martellante, trasmettendo spesso interventi in arabo del gran muftì e di Fawzi al Qawuqji. D'altronde, la scelta fìlonazista trovava la sua vera natura più nell'identità jihadista musulmana che non nel nazionalismo arabo. Proprio per questo, quando lo sbarco alleato in Tunisia decretò la sconfitta dell'Asse in Africa, il gran muftì si gettò subito nell'organizzazione di un altro genere di milizie musulmane: un gran numero di islamici bosniaci e jugoslavi diede il suo contributo all’arruolamento di un milione di miliziani non tedeschi, che combatterono volontari nella Wehrmacht e nelle SS.

A loro Amin al Husseini si rivolse per anni, con messaggi radiofonici e con l'emissione di specifiche fatwà che li obbligavano alla jihad a fianco dei nazisti. Ma il gran muftì non si limitò alla propaganda. Il 2 marzo 1943 si recò a Sarajevo, dove s’impegnò a fondo nelle operazioni di arruolamento di quella che fu chiamata ufficiosamente SS Musulmanen Division e che raggiunse la consistenza di ottomila combattenti. Riuscì perfino a far accettare al comando tedesco l'adozione di un copricapo che distinguesse i soldati islamisti: un fez rosso per le uniformi da parata e grigio per le uniformi normali, a ricordo del passato ottomano e califfale. Le SS islamiste furono dapprima addestrate in Bosnia, poi in Germania e nell'alta Loira; infine furono inviate di nuovo in Bosnia, dove furono impiegate per i feroci rastrellamenti dei partigiani di Tito.

Finita la guerra, le autorità jugoslave emisero contro Amin al Husseini, gran muftì di Gerusalemme, un mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanità. I britannici volevano mandarlo a giudizio assieme ai gerarchi nazisti al processo di Norimberga ma, catturato e consegnato ai francesi, egli riuscì a fuggire. Dopo la II Guerra Mondiale, gli islamisti cercarono un nuovo regime totalitario con cui allearsi e lo trovarono nel regime comunista sovietico. Ma questa è un’altra storia.

In conclusione, molti principi ideologici e religiosi, slogan e annunci di propaganda che sono stati usati dagli islamisti per suggellare la loro alleanza con il nazismo, sono ancora oggi molto attuali. Ad esempio, lo schema politico della fatwà con cui il gran muftì, nel maggio 1941, proclamò la jihad dei musulmani del mondo a fianco dell'Asse nazifascista, che è uguale a quello della jihad proclamata dal califfo ottomano nel 1914, si ritrova oggi nello Statuto palestinese di Hamas, si trova nei documenti ufficiali dell'Arabia Saudita in cui viene motivato il rifiuto a sottoscrivere la Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, si trova nelle analisi dell'ayatollah Khomeini e si trova anche nelle fatwà di Osama bin Laden.

E sembra che pochi se ne siano accorti. Come pochissimi si sono accorti che, le scelleratezze islamiste descritte in questo contributo, sono precedenti alla fondazione dello Stato di Israele, che tanto hanno fatto imbestialire gli islamisti e i loro sostenitori.

 

Fonti:

Ezio Cecchini, Guerra e politica in Medio Oriente, Mursia, Milano 1987
-                Adolf Hitler, Idee sul destino del mondo, Padova 1980
-                «Oriente Moderno», a cura dell'Istituto per l'Oriente, Roma, 1941, 1943
-                M. Pearlman, Mufti of Jerusalem: the story of Hajj Amin al Husseini, V. Gollencz, 1947
-                Carlo Panella, Il libro nero dei regimi islamici, Rizzoli, 2006

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