ROMA - Torino-Juventus è il derby più antico d'Italia. Una sfida, scritta nel codice genetico delle due società, con quella granata che prende forma definitiva staccandosi da una costola bianconera dopo una furente litigata. Da allora: nemici per sempre. Di qua gli aristocratici, i Savoia e gli Agnelli, di là il popolo minuto. A raccontarlo è "La grande storia dei derby - Torino-Juventus" di Romeo Agresti e Alessandro Selvatico, tifosi rispettivamente del Torino e della Juve, in libreria per Edizioni della Sera.
La Juve, nata in un liceo classico, espressione di raffinatezza applicata alla pedata; il Toro, che vede la luce in una birreria e sceglie il colore "del sangue e del barbera". Fra le due squadre quella che apparentemente è la più impari fra le quattro grandi stracittadine italiane, con i bianconeri carichi di allori come nessun altro, ma il Toro a volte è un Davide che abbatte Golia, e il bilancio dei derby è sorprendentemente equilibrato.
Se il Grande Torino è stato sconfitto solo dal Fato, gli anni successivi hanno regalato i numeri di Boniperti e le acrobazie di Pulici, Ferrini che calcia più Sivori che il pallone e Platini che fa giochi di prestigio. E ancora le botte fra Pasquale Bruno e Casiraghi, il "futebol bailado" di Junior e l'immortalità calcistica di Del Piero. Una sfida cresciuta tra il Filadelfia e il Comunale, e che per la prima volta si dividerà: ognuno a casa propria, ognuno nel proprio stadio.
ATS