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CHAMPAGNEIl viaggio della bolla dalla bacca alla bocca

22.11.12 - 12:30
L'incanto dopo il botto
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Il viaggio della bolla dalla bacca alla bocca
L'incanto dopo il botto

Quando si pensa all'origine dello champagne si pensa al suo creatore Pierre Pérignon, Abate all'abbazia di Hautvillers dal 1670. 

Non si sa se il primo vino frizzante fu frutto di un errore o di un tentativo di miglioramento. Ciò che conta è che Dom Pérignon comprese che la spuma che si sviluppava nel vino era il risultato di una rifermentazione in bottiglia. Un continuo e minuzioso lavoro di ricerca, e sperimentazione, ha portato lo champagne fino ai giorni nostri, regalandoci emozioni incredibili... 
 
Per principio la bollicina si sviluppa nella bottiglia, grazie al lavoro dei lieviti e degli zuccheri. Sono molti i motivi per cui si stappa uno spumante. Qualche volta si dà più importanza alla cerimonia di buon auspicio, che non al vino, come per esempio nel varo di una nave. Quando invece viene versato in una coppa ecco che altre emozioni fremono... venendo a toccarci. Ed è in questo momento che la bolla può finalmente dare il meglio di sé.
 
Oltre al colore, e alla brillantezza dello spumante, gli occhi possono deliziarsi nell'osservazione di piacevoli effervescenze del calice.
Pochi secondi dopo che il vino viene versato, e dopo il collasso del colletto di spuma, la superficie di una coppa di spumante appare rivestita da uno strato di bolle, una sorta di zattera in cui ciascuna bolla è di solito circondata da 6 consorelle, le quali rompendosi lasciano una concavità aperta sulla superficie libera, mentre gli involucri delle bolle adiacenti vengono risucchiati, creando affascinanti strutture simili a bei fiori. Con il passare del tempo le esplosioni delle bolle diventano sempre meno frequenti. Varie decine di secondi dopo, la nube di minuscole goccioline formatasi al di sopra del liquido non risulta poi più osservabile.
 
Molto tempo dopo che lo spumante è stato versato, le bolle sulla superficie liquida del vino si conservano e seguono il movimento del liquido. Se non si disturba il loro gioco nel liquido muovendo la coppa, si vedrà come queste si organizzano formando un lento vortice che ricorda straordinariamente una lontana galassia. Queste costellazioni di bolle ruotano nel modo descritto per la presenza delle pareti circolari del cristallo del calice in cui sono contenute e da cui sono obbligate a limitare l'ampiezza delle proprie spirali entro determinati confini.
 
Se si tende l'orecchio si può udire il caratteristico suono frizzante delle bollicine attraverso una straordinaria sequenza di minuscoli scoppiettii. A pensarci bene ricorda il rumore che fa una lunga onda quando si infrange a riva...
 
Lo scoppio delle bollicine in superficie svolge un ruolo importante nello sviluppo, e nella liberazione, di aromi e sapori. Quelle che risalgono, espandendosi nel liquido, agiscono come piccoli ascensori per le molecole potenzialmente aromatiche attive in superficie, elevandole con sé. Quando poi le bollicine collassano sulla superficie libera generano un getto liquido, irradiando tutt'intorno, nell'aria e sulla punta del naso di chi beve, una nube di piccole goccioline formata da molecole profumate. La fragranza così diffusa genera un gradevole effetto complementare, esaltando gli aromi dello spumante che si percepiscono con la lingua e, nel complesso, accentuando l'esperienza sensoriale. Per questo motivo non è necessario far ruotare lo spumante nel bicchiere, come si fa con i vini fermi prima di assaggiarli. Risalendo e scoppiando, le bolle compiono tutto il lavoro al nostro posto, catapultando sapori e aromi al di sopra della superficie liquida dello spumante, direttamente ai nostri sensi. 
 
Quando bevete ricordatevi che sarete toccati dall'invisibile. Mentre lo spumante scorre e scoppietta sulla lingua, mentre naso e bocca assaporano sensazioni, profumi, aromi tanto peculiari e unici di questo vino, ricordatevi che la vostra esperienza è ora più ricca grazie all'intima conoscenza che avete della bibita nel vostro bicchiere.
 
Quando ci si occupa di vino si è spesso condizionati dall'analisi oggettiva, dall'etichetta, dall'annata... cercando di definirne la tipologia attraverso una lista di caratteristiche precise e oggettive. Le emozioni vengono messe in un angolino e spesso ci si dimentica di parlarne.
 
Ho chiesto il parere a due winelover. Vittoria di TiciVino dice che l'emozione 'fisica' quando si beve uno spumante, è solo legata alla bollicina, al solletico, alla cremosità, alla suadenza, all'armonia complessiva del vino quando tutte le componenti sono armoniosamente fuse tra loro. La sensazione è fisica, l'emozione è metafisica. Anna di Donne&Vino ama invece mettere l'accento sulla soggettività. Così come si rimarca tanto il terroir, allo stesso modo è importante il momento e la persona con cui si condivide il piacere. Il momento, la persona e la predisposizione a sentire e provare piacere, insomma. Non si possono descrivere le emozioni quando sono così personali, così uniche e intime, legate al momento. Un ultimo pensiero, il suo, è legato alla libertà! Una grande condizione che alimenta l'emozione e la rende speciale, fondamentale per lei e non assoluta per altri. Apertura, elasticità, fantasia e sicuramente rispetto per delle idee diverse dalle sue e ci assicura che lei, le emozioni, le sa descrivere molto bene...
 
 Io credo che le emozioni e il piacere ad esse legato siano la parte più viva della degustazione.
 
La prossima volta che degusterete uno spumante potrete osservare le baldanze delle bollicine, le vostre orecchie saranno cullate dalla dolce melodia del mare, la punta del vostro naso e le vostre ciglia bagnate da innumerevoli spruzzi, attraccati in superficie al bordo del  bicchiere, come folate di profumo, mentre le vostre labbra disperderanno i petali di un minuscolo giardino di fiori di bolle. 
 
 A questo punto sarete già in estasi e pronti per brindare... 
 
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