Mercato coperto gremito di delegati per il Congresso che vedrà l'elezione del nuovo Presidente. Nessun candidato dell'ultimo minuto
MENDRISIO - E' il giorno decisivo per il Partito Liberale Radicale ticinese: quello della nomina del suo nuovo Presidente.
Il salone del Mercato coperto si è riempito presto, a riprova di quanta attesa gravitava sul consesso odierno, e già parecchi minuti prima delle 9 erano molte le sedie occupate dai delegati dei vari distretti, dai rappresentanti delle associazioni e dalle personalità del partito. Molti sfogliavano Opinione Liberale, che in copertina presentava la foto dei tre concorrenti di questa accesa disfida. Poi l'arrivo dei grossi calibri: il sindaco di Lugano Giorgio Giudici, il "traghettatore" Gabriele Gendotti. E, ovviamente, i tre concorrenti alla carica: Rocco Cattaneo, Michele Morisoli, Nicola Pini.
Nel frattempo tra i delegati serpeggiava la possibilità di una quarta candidatura, una possibilità prevista dalle regole del Congresso. Di parte radicale, sarebbe servita per affiancare a Pini un nome con più peso politico ed esperienza.
A dare il via al Congresso il saluto di Flavio Beretta, presidente sella Sezione PLR Mendrisio, che ha passato poi la parola al cordinatore Gendotti. Nel suo intervento il vicepresidente liberale radicale ha ricordato agli intervenuti i pregi del partito, e ha negato le difficoltà nel quale il PLR si sta dibattendo negli ultimi anni, almeno dalle elezioni cantonali del 2011. Gendotti non ha però potuto negare le forti divisioni in seno al PLRT, e ha invitato i delegati ad una rinnovata unione che permetta di superare le differenze ideologiche tra le varie anime del partito. Un invito anche a smorzare i toni (nel dibattito interno) e a trovare soluzioni praticabili.
Toni che Gendotti ha invece acceso accusando due partiti 'colleghi' di governo, Lega e PPD, di spartizione delle cariche e chiusura. Un affondo rivolto specialmente al movimento di Giuliano Bignasca. In merito ad una sua possibile candidatura alla presidenza, Gendotti ha ammesso di essere stato interpellato dalla commissione cerca, come era facile immaginare, ma di essersi smarcato di sua spontanea volontà. Un Gendotti in buona forma, quello apparso sul palco di Mendrisio, che ha poi lasciato il microfono alla Direttrice del DFE Laura Sadis. La quale ha invitato il PLRT a ritrovare sé stesso, a partire da oggi.
Cattaneo - Poi hanno parlato i protagonisti di oggi: Rocco Cattaneo si è rivolto ai delegati pensando all'elettorato, e ai suoi bisogni: "Voglio sapere cosa vuole la gente", ad evidenziare implicitamente una distanza tra gli organi di partito e la base. Una frecciatina che ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma che fa parte del carattere del candidato. I punti chiave: le finanze cantonali, il lavoro e la formazione, senza dimenticare problematiche quali turismo, mobilità e acque. Dinamicità e ottimismo nel discorso del candidato più anziano, ma con meno esperienza politica tra i tre in gara.
Morisoli - Michele Morisoli, invece, guarda lontano e pensa già alle prossime elezioni cantonali. Obiettivo: riconquistare la maggioranza relativa all'interno del Gran Consiglio. Un discorso moderato, da parte dell'ex deputato e membro della Direttiva cantonale del partito, e ambizioso allo stesso tempo. Puntare forte sul riferimento al seggio governativo strappato dalla Lega potrebbe essere un azzardo, in vista delle sfide contingenti, ma potrebbe riaccendere il desiderio di grandezza in parecchi delegati. Morisoli usa verso PPD e Lega toni più concilianti rispetto a quelli di Gendotti, e propone infine una donna, quale futuro presidente PLR. Il riferimento non è a oggi, ovviamente, ma al successore di colui che sarà eletto in giornata.
Pini - Pini - Il "rottamatore" Pini (per usare un termine in voga nella politica italiana) si è rivolto a tutti i delegati in sala, spronandoli ad un cambiamento che non snaturi l'identità del partito. Il 27enne assistente di Laura Sadis mostra grinta e invita il PLRT ad un dinamismo che sembra aver perso. Il nemico da combattere sono i "conservatori", ovvero coloro che tolgono sprint al partito. Un segnale chiaro alle opposizioni interne e alle loro difficoltà, ma anche a quei "gruppi di lavoro" proposti dai suoi sfidanti pochi minuti prima. Il PLR, prosegue Pini, deve pensare fin da subito alle sfide future, a quelle grandi come a quelle piccole. In caso di sua elezione alla presidenza potremmo vedere una forza "rapida e coinvolgente", non una mastodontica macchina da guerra. E a muoverla sarà la base, l'elettorato. Più vicini alle persone, e più dialoganti con i media. Pini sarebbe un presidente a tempo pieno con tanto di "paghetta", e invita a non escluderlo solo per ragioni anagrafiche.