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INTERVISTAMaurizio Canetta: "Assegnerei il premio Pulitzer ticinese a..."

26.09.12 - 07:00
Quattro chiacchiere con Maurizio Canetta su giornalismo e dintorni, passando per i social network
Foto RSI
Maurizio Canetta: "Assegnerei il premio Pulitzer ticinese a..."
Quattro chiacchiere con Maurizio Canetta su giornalismo e dintorni, passando per i social network

LUGANO. Nel mondo dell’informazione esistono due correnti di pensiero: una dice di diffidare dei giornali che citano come fonti Twitter e Facebook, l'altra invece consiglia di non fidarsi delle testate che ignorano quanto accade sul web.

Signor Canetta, chi ha ragione?
"Come sempre la ragione sta un po' nel mezzo. I social media sono diventati anche una potente fonte di informazioni. A volte precedono le agenzie classiche. Sono però così variegati, contengono di tutto ed è sempre più facile cadere nei tranelli delle bufale, delle imprecisioni, delle derive. Dunque: conoscere, utilizzare, ma maneggiare con cura".

Su Twitter si sta assistendo al fenomeno del giornalismo indipendente sponsorizzato, dove una persona raccoglie fondi per andare sul posto e raccontare in diretta quanto accade. Cosa ne pensa?
"Interessante, divertente, falsamente liberatorio. Anche di fronte a questo fenomeno bisogna distinguere il grano dal loglio. Contano fiducia e affidabilità, che andrebbero verificate e controllate, prima e dopo la diffusione delle notizie. Il pregio è quello di chiudere definitivamente il dibattito sull'oggettività del giornalismo, che non esiste. Il giornalismo è soggettivo, deve essere equilibrato". 

Visto il sistema sopraindicato e la nascita di portali come Huffington Post in cui può scrivere chiunque, ha ancora senso seguire la formazione di giornalista?
"Penso di sì, perché la professionalità non si compera a peso al mercato e la difesa dei principi-chiave del giornalismo (separazione tra notizia e commento, rispetto della personalità, gerarchizzazione dei fatti, indipendenza dai pregiudizi, tanto per citarne alcuni) passa sì per l'esperienza, ma anche e soprattutto per la formazione e per il confronto".

Huffington Post Italia dovrebbe aprire a breve, pensa che il suo potere e la sua influenza si faranno sentire anche in Ticino?
"Ci sarà forse curiosità in alcune cerchie di interessati, ma non credo che sfonderà. Pronto, come sempre, a farmi smentire dai fatti".

Fino ad ora l’informazione online fungeva soprattutto da supporto alla carta stampata, mentre adesso il fratello più giovane è cresciuto e ha cominciato a camminare da solo: si terranno sempre per mano?
"Le risorse economiche continuano a svolgere un ruolo centrale, quindi chi è forte nei media tradizionali conduce le danze anche sull'online. L'intreccio mi pare destinato a continuare, perché la crescita di un settore non significa, credo, morte dell'altro. Semplicemente si assisterà a un riallineamento: erosione da una parte, crescita dall'altra. Ma, lo ripeto, chi è forte lavora su tutti i fronti".

Se potesse assegnare il Pulitzer del giornalismo a un ticinese, a chi lo darebbe?
"Escludo, per ovvii motivi, colleghe e colleghi della RSI. I premi, secondo me, fanno piacere, ma lasciano un po' il tempo che trovano. Se proprio vuole un nome, dico Monica Piffaretti, la prima che ha rotto il tabù di una donna alla testa di un giornale importante".

Lei personalmente che rapporto ha con i social network?
"Twitto molto, sono in facebook. Mi diverto, imparo, penso che mi e ci serva per avere contatto con gruppi e persone che altrimenti non incontrerei mai. E siccome il sale dell'informazione è la capacità di ascoltare, seguitemi pure su twitter (@mauriziocanetta) o chiedetemi l'amicizia su Facebook".

 

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