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COMANO"La politica vuole far distruggere il gioiello Fox Town"

17.09.12 - 23:51
Dibattito acceso quello andato in onda ieri sera sulla RSI in merito all'apertura domenicale del Fox Town. Laura Sadis e il patron del Fox Town, Sergio Tarchini si sono confrontati davanti alle telecamere, ma chi si aspettava un colpo di scena è rimasto deluso
Ticinonline
"La politica vuole far distruggere il gioiello Fox Town"
Dibattito acceso quello andato in onda ieri sera sulla RSI in merito all'apertura domenicale del Fox Town. Laura Sadis e il patron del Fox Town, Sergio Tarchini si sono confrontati davanti alle telecamere, ma chi si aspettava un colpo di scena è rimasto deluso

COMANO -Si sono riaperti sulla tv pubblica i dibattiti della seconda rete della Rsi. Il tema della trasmissione condotta da Reto Ceschi è stato quello del caso Fox Town, che settimana scorsa ha monopolizzato per lunghi giorni la cronaca cantonale. In una sorta di “duello” si sono affrontati da una parte la direttrice del Dipartimento dell’Economia e delle Finanze Laura Sadis, il direttore della Divisione Economia Stefano Rizzi e il rappresentante della commissione parlamentare della gestione e delle finanze Marco Chiesa e dall’altra il patron del Fox Town, Sergio Tarchini, il co-presidente e segretario cantonale dell’OCST Meinrado Robbiani e il sindacalista ed esponente dell’MPS Giuseppe Sergi. 

Dibattito acceso, ma nessun colpo di scena -  Come era facile immaginarsi, il dibattito è stato molto acceso, ma in sostanza non ha portato a un riavvicinamento delle parti e a un ulteriore chiarimento sulle possibilità concrete di sbloccare l’impasse. Da un lato chi sostiene il principio della pari opportunità, dall’altro chi dice che il Fox Town non può essere paragonato a un normalissimo centro commerciale. Come ha ricordato Sadis, infatti, vi è aperta una procedura di tipo amministrativo da parte del Ministero pubblico e a livello federale l’impiego di personale è proibito nel ramo commerciale. Le posizioni espresse dalla direttrice del DFE non hanno convinto Tarchini e i due rappresentanti sindacali. Infatti, Sadis, nel ribadire il suo principio della parità di trattamento, volto a giustificare l’autorizzazione all’apertura domenicale anche al Centro Ovale di Chiasso, ha trovato l’opposizione ferma di Tarchini, Robbiani e Sergi.

"Decisione di natura politica" - Il rappresentante del movimento trotzkista ticinese Giuseppe Sergi è convinto che la decisone di rilasciare al Centro Ovale l’autorizzazione di aprire di domenica non abbia nulla a che fare con il principio della pari opportunità, ma è da ricercare in motivi squisitamente di natura politica: “Il Centro Ovale apre le porte alla liberalizzazione completa e qualsiasi altro centro commerciale potrà rivendicare un domani l’apertura anche di domenica” ha sottolineato Sergi.

"Situazione in cui si sarebbe arrivati in ogni caso" - In effetti il problema di fondo è proprio questo. Il principio della parità di trattamento, di fatto, ha sancito il riconoscimento politico di legittimare il lavoro domenicale anche per le attività commerciali riguardanti la vendita al dettaglio. Stefano Rizzi, come aveva già fatto Sadis in conferenza stampa martedì scorso, ha però spiegato che a questa situazione si sarebbe arrivati in ogni caso, anche se al Centro Ovale fosse stata negata l’autorizzazione di aprire la domenica.  Una situazione ingarbugliata e dalla quale sarà difficile trovare una soluzione a breve termine. Si sa, i tempi delle decisioni politiche sono lunghi a livello federale. Infatti, il Cantone Ticino e i Cantoni di frontiera, che più subiscono la concorrenza dall’estero, non possono imporre le  loro problematiche  a livello federale in quattro e quattr’otto. Lo sa bene anche il deputato in Gran consiglio dell’UDC Marco Chiesa che, lodato da Laura Sadis per il suo lavoro in commissione per elaborare una proposta di legge, ha riconosciuto la difficoltà e il lungo lavoro di mediazione nel trovare una convergenza  tra i vari schieramenti politici. “La sintesi che siamo riusciti a trovare – ha detto Chiesa – ha partorito una legge che determina gli orari di lavoro in linea con le esigenze del mondo di oggi, visto che abbiamo a che fare con una legge ferma al 1968. E’ evidente che la situazione è sfuggita di mano quando si è passati alle denunce”.

"Magliaso è da considerare zona turistica?" - Già le denunce. Rizzi, in tutti i casi, ricorda che la fragilità sulla quale si basava l’autorizzazione di aprire la domenica concessa a Fox Town esisteva già allora, agli inizi della scommessa di Tarchini. Il patron del Fox Town ha fatto notare che il suo outlet ha tutti i numeri per essere considerata una realtà al servizio del turismo ticinese (il 75% dei clienti arriva da oltre cantone), ma che durante i 16 anni di esistenza del Fox Town nessuno dal Cantone gli ha mai chiesto le cifre che giustificassero l’apertura alla domenica. A quel punto Tarchini ha messo alle strette Sadis e Rizzi, chiedendo il motivo per cui in Ticino, visto che è stata applicato il principio delle pari opportunità, esistono dei negozi che tengono aperti la domenica, come quelli che vendono prodotti e articoli per i giocatori di golf al campo di Magliaso. “Scusate – ha detto Tarchini – il negozio che vende mazze da golf aperto alla domenica perché può restare aperto di domenica? Magliaso è considerata zona turistica?”. Una domanda alla quale Sadis e Rizzi non hanno saputo controbattere in maniera convincente. Sadis ha ribadito che per le autorizzazioni di quel tipo bisogna rivolgersi alla SECO, mentre Rizzi ha spiegato che in Ticino, se si dovesse applicare alla lettera il regolamento, soltanto Ascona e Morcote dovrebbero essere considerate zone turistiche nel Canton Ticino.

"Specificità non riconosciuta dalla legge" - Mendrisio, tuttavia, è ormai diventato un vero e proprio centro turistico. Come già detto lo dimostrano le cifre del numero di presenze e della provenienza dei clienti. Una specificità riconosciuta da Sadis, “ma che non viene riconosciuta dalla legge”.  “E’ difficile giungere allo scopo finale – ha aggiunto Sadis – in cui si vorrebbe una sorta di esclusiva in un ambito di illegalità. Tutti urlano adesso, ma per mantenere i posti di lavoro occorrono due cose: una legge cantonale sull’apertura dei negozi e una legge federale sull’impiego del personale la domenica”.

"I dipendenti del Centro Ovale sono di serie B?" - Unanime, in tutti i casi, è stata la preoccupazione espressa dagli ospiti presenti in studio di salvaguardare i mille posti di lavoro del Fox Town e quelli dell’indotto, ma come ha ricordato Rizzi, non bisogna considerare di serie B i 150 dipendenti del Centro Ovale.  E Rizzi, a proposito di dipendenti di serie A e di serie B, si è rivolto a Meinrado Robbiani, chiedendogli come mai, nonostante il Centro Ovale avesse proposto un CCL simile a quello in vigore al Fox Town, i sindacati non abbiano voluto sottoscrivere il documento. "Inizialmente si voleva andare incontro al Centro Ovale intenzionato a fare un centro per bambini e ragazzi. Avevamo accolto l'idea perché si trattava di un progetto nuovo. Poi, però, le cose sono cambiae, il progetto è cambiato, così come sono cambiati i nostri interlocutori. A quel punto non è stato più possibile arrivare a un accordo”.

Rizzi, che sul finire del dibattito, ha ammesso il ruolo centrale del Centro Ovale ad avere rotto le uova nel paniere: “Il Centro Ovale ha dichiarato guerra al sistema”.

Il tavolo di mediazione - Un sistema che si reggeva con il consenso di paese e tollerato dalle autorità federali. Ora, come ha ripetuto più volte Sadis, non resta che percorrere la via del rispetto della legalità e del lavoro nelle sedi preposte per regolarizzare la situazione.
In che modo? Sarà difficile trovare una soluzione in tempi brevi. E’ vero, Sadis ha detto che senza l’intervento del Consiglio di Stato, che permette di allungare i tempi, a tutti sarebbe stato vietato di aprire la domenica. Il problema è che nessuno, per ora, ha capito cosa si intende per “tavolo di mediazione” e nessuno sembra fare un passo indietro. Dal 25 settembre, con il primo incontro tra il Consiglio di Stato e le autorità comunali di Mendrisio e Silvio Tarchini, se ne saprà di più. 

"Niente da rimproverarmi" -  Il patron Tarchini è sicuro: “Io non ho assolutamente niente da rimproverarmi. Nel 1996 avevamo garantito 200 posti di lavoro, oggi sono diventati 1000. Abbiamo creato un centro outlet riconosciuto tra i tre migliori al mondo dalla rivista Forbes. Vederci un gioiello distrutto parzialmente per faccende a noi estranee riguardanti la storia del Centro Ovale può portare a  pensare che la politica voglia distruggere il Fox Town”.
 

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