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INTERVISTAThenewno2, un'entità (quasi) senza volto

11.09.12 - 16:43
Dhani Harrison, figlio di George, parla della genesi del secondo disco della sua band
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Thenewno2, un'entità (quasi) senza volto
Dhani Harrison, figlio di George, parla della genesi del secondo disco della sua band

LONDRA - Dhani Harrison narra la genesi di thefearofmissingout, il secondo album a carico di thenewno2, in pubblicazione 14 settembre tramite Cooking Vinyl/Phonag.

Nel 2001 Dhani fu chiamato da Jeff Lynne per portare a termine le session di Brainwashed (Dark Horse Records), l’album lasciato incompiuto da suo padre, George Harrison. Il disco venne pubblicato l’anno seguente e, a quanto pare, proprio in quel periodo, il 24enne decise di riordinare le proprie riflessioni, scansandosi dalla fisica e dalla grafica industriale, con l’intento di dare una sorta di continuità all’intera opera musicale di famiglia. Ma nel contempo volle mantenere la propria identità, fino al punto in cui thenewno2, nei limiti del possibile, fosse addirittura “un’entità senza volto”… All’epoca il combo contava soltanto Harrison (voce/chitarre) e Oliver Hecks (batteria/sintetizzatori), i quali diedero alle stampe il primo EP (EP001) nel 2006 tramite la propria label, la HOT Records, seguito da un paio di singoli,  Another John Doe (HOT Records, 2008) e Choose What You’re Watching (HOT Records, 2008), e dall’album You Are Here (HOT Records, 2008). “Tre anni fa mi ritrovai da solo a guidare il progetto, Oliver aveva deciso di andarsene – mi spiega Harrison qualche secondo dopo l’inizio della nostra telefonata – Così optai per coinvolgere tutti coloro (Paul Hicks, Nick Fyffe, Jonathan Sadoff, Jeremy Faccone e Frank Zummo) che presero  parte alle nostre prime produzioni e alla dimensione live, ma che in certi termini si trovavano dietro le quinte…”.

thefearofmissingout oscilla nel mezzo di sperimentalismi psichedelici sostenuti da un electro lo-fi di buona fattura, all’interno del quale, in cinque tracce su dieci, thenewno2 hanno voluto munirsi delle collaborazioni di Holly Marilyn, Thorunn Antonia, RZA, Rugged Monk e di Ben Harper: “Sono convinto – continua Harrison – che il coinvolgimento di più musicisti sia in grado di fornire all’opera più rifiniture, più variazioni…”. “La composizione in cui figura Ben, Staring Out to Sea,  potrei forse definirla un’outtake di As I Call You Down (HOT Records, 2010) dei Fistful Of Mercy, la formazione a cui io, lui e Joeseph Arthur avevamo dato vita in quel periodo…”.

Dhani, anche il titolo risuona piuttosto curioso (the fear of missing out – la paura di perdere, ndr)…
"Si tratta di un aspetto della vita con cui ogni giorno dobbiamo confrontarci… Per te non è così?"

I testi, inevitabilmente, in un modo o nell’altro gli ruotano attorno… Possiamo definirlo un concept?
"Non esattamente, anche se parliamo di un disco che va ascoltato a livello integrale… Focalizzarsi soltanto su uno o due brani non avrebbe senso…"

Quali sono le influenze musicali che sono confluite al suo interno?
"Il blues sta alla base di ogni struttura compositiva e poi dovrei citare le intere discografie di Tricky, di Thom Yorke (Radiohead) e di Jimi Hendrix…"

Prevedi una seconda produzione per i Fistful Of Mercy?
"Credo di sì, anche se non nell’immediato futuro…"

Dida: Dhani Harrison è il quarto da sinistra.

 

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