È pesce... Più o meno
LUGANO - Il surimi è uno strano cibo che viene identificato come esotico. Ma questa credenza molto diffusa e radicata è profondamente errata. Il surimi in realtà è solamente “pesce macinato” e pressato, con una colorazione esterna arancione e bianca all’interno.
Si tratta di una lavorazione così diffusa che, come è stato calcolato, circa il 2% del pescato mondiale viene trasformato in surimi.
Il surimi può essere composto da merluzzo, sgombro o pesci asiatici come l'Atka o il suri. Non si tratta di polpa o tagli scelti, ma solamente di scarti o ritagli industriali che subiscono diverse lavorazioni, come avviene per i preparati di carne (wurstel e insaccati).
Forma e aroma hanno un ruolo determinante. Il surimi viene proposto in forma di bastoncini, a forma di chela di granchio, e persino come "affettato di mare". Fondamentali gli aromi: il più utilizzato è quello al sapore di granchio che si associa in modo ideale al colore arancione.
Attenzione però alla reale presenza di pesce: il surimi è in realtà un semilavorato con in contenuto in pesce pari al 30 - 40%, a cui viene aggiunta farina o fecola di patate, grassi vegetali (come l'olio di colza o palma), albume d'uovo e spezie. Non mancano neppure additivi come coloranti ed esaltatori di sapidità (glutammato monosodico).
Non si tratta quindi di un prodotto particolarmente ricercato, ma di un mix di carboidrati, poche proteine, grassi e molto sodio. Facendo bene i conti il surimi non è neppure un cibo economico, ma forma e colore hanno spesso la meglio sul valore nutrizionale, come insegnano le patatine fritte.