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LOCARNOAlain Delon: "Temo la sedia a rotelle, mica le rughe"

03.08.12 - 14:48
Il divo francese si è raccontato oggi di fronte ai giornalisti, e parlando del suo grande amore Romy Schneider, morta suicida ha detto: "Il film 'La piscina' non riesco più a guardarlo"
Foto Keystone Karl Mathis
Alain Delon: "Temo la sedia a rotelle, mica le rughe"
Il divo francese si è raccontato oggi di fronte ai giornalisti, e parlando del suo grande amore Romy Schneider, morta suicida ha detto: "Il film 'La piscina' non riesco più a guardarlo"

LOCARNO – Il fascino è qualcosa che si ha, o che non si ha. Lui ce l'ha. Lo ha dimostrato ieri sera in Piazza Grande di fronte a un pubblico che gli ha tributato un'accoglienza degna della sua grandezza. Lo ha dimostrato anche in conferenza stampa di fronte ai giornalisti che pendevano dalle sue labbra.

Signor Delon le piace ancora il cinema?
“Quello di oggi non più. Ormai lo sanno tutti, non sono un grande amante dei film odierni. Ho avuto la fortuna di aver fatto un cinema che faceva ancora sognare. Un cinema fatto da grandi registi. Quello di oggi non fa piu sognare”.

Ma c'è un film, tra quelli di oggi, a cui avrebbe voluto partecipare?
“Sì. Mi sarebbe piaciuto interpretare il ruolo del paralitico nel film 'Les intouchables'. Ma nessuno me lo ha proposto”.

L'ultima sua partecipazione cinematografica risale alla commedia Asterix. Come mai ha frequentato così poco la commedia?
“Perchè è un genere che non fa parte del mio registro. Non ho una vena comica. Immaginatevi due finestre da uno si affaccia Jean Paul Belmondo, dall'altra mi affaccio io. Se appare Belmondo tutti ridono, se mi affaccio io tutti restano seri. Evidentemente ho una cattiva reputazione”.

Le fa paura invecchiare?
“Non ho nessuna paura della vecchiaia. Ho paura delle malattie, dell'infermità fisica e mentale. Non mi mostrerò mai in pubblico indebolito o sfigurato. Temo una sedia e rotelle, mica le rughe”.

Alain Delon e la politica. Come cittadino francese lei da che parte sta?
“Innanzitutto devo dire che la politica non mi appassiona. Bisogna pero' riconoscere che gli unici a non andare mai in pensione sono i politici e gli attori. Sono un uomo di destra. Ho simpatizzato per Sarkozy. Non sono mai stato socialista. Ma queste cose ormai le sanno già tutti, non dico nulla di nuovo”.

Una carriera, la sua, di tanti film e di tanti incontri. Come è stato lavorare con Luchino Visconti in Rocco e i suoi fratelli?
“Visconti era una grande maestro. Ero intimorito da lui. Tra noi c'è stato un rapporto di grande rispetto. Mi vide recitare in un film e decise che quel ragazzo era il volto giusto per il suo Rocco. L'intero periodo italiano è stato favoloso. Ero un giovane debuttante, e non mi rendevo conto che stavo lavorando con dei mostri del cinema italiano. Prima c'erano registi che scrivevano per avere delle storie. Oggi scrivono solo per il vile denaro”.

Lei però ha la fama di esere un attore difficile.
“Non sono un attore difficile. Sono difficile solo con gli imbecilli. Con quei registi che non sanno cosa fare, come usare la cinepresa”.

Quando si vedono i suoi film si ha l'impressione di essere in piena tragedia greca, con il destino del personaggio che viene determinato fin dalla prima immagine. L'uomo marcato dal proprio destino da cui non può scappare, è qualcosa che sente suo?
“Certo, vibra in me, è vibrato in me tutta la vita. E' l'ho anche mostrato al cinema. Come diceva Pascal Jardin, sono le lacrime dell'infanzia. Perché la mia vita è stata assai tragica fino al momento di fare cinema. Ho avuto un'infanzia difficile, ma riguarda solo me, mi sono arruolato molto in fretta e molto giovane nell'esercito. Avevo solo 17 anni e a 18 ero in Indocina. Sono rientrato in Francia e avrei fatto cose per le quali oggi non sarei sicuramente in vita. Curiosamente, miracolosamente, il cinema è venuto a cercarmi; e sono uno dei rari casi. Perché? In buona parte per il mio aspetto, ma che non corrispondeva a tutto quanto era dentro di me. Non ero nato per fare cinema. E' il cinema che mi ha chiamato”.

Histoires extraordinaires è un fim ispirato ai racconti di'Edgar Allan Poe; lei gioca il ruolo di William Wilson, il tema del doppio. Fa parte di lei?
“Il tema del doppio è ricorrente nei miei film. Ma di William Wilson ho solo un vago ricordo”.

Tra i personaggi che lei ha interpretato, ce n'è uno che le sta più a cuore?
“No, non ce n'è uno. Perché tutti sono nel mio cuore. Ho avuto la fortuna e l'opportunità di essere sulla scena tanti personaggi. Oggi il cinema non mi manca, perché io dal cinema ho avuto tutto, ho conosciuto tutto. Ho recitato per i grandi mostri sacri della settima arte. Non essere più sul set manca a chi non ha avuto quello che ho avuto io. Preferisco vivere con questi ricordi che fare cinema oggi”.

E' diverso girare in America piuttosto che in Europa?
“No. Davanti a una cinepresa non c'è differenza. Sono un innamorato della cinepresa e credo che anche lei mi abbia molto amato. Gli americani, per farmi fare carriera, volevano che io restassi negli States dove mi avrebbero fatto diventare una grande star e dove è nato mio figlio Anthony. Ma la Francia e Parigi mi mancavano troppo. Dopo aver girato tre film, sono tornato a casa. Ho così fatto la mia carriera prima in Italia e dopo in Francia”.

Ha girato due volte con Burt Lancaster, una volta in Europa e una volta in America. Quale il suo ricordo?
“Essere a fianco di Burt Lancaster era come recitare con Jean Gabin, due miei grandi maestri. Due attori immensi. Burt Lancaster è stato uno dei miei idoli, come David Garfield. E poi, anche Marlon Brando che per me era “the movie”. Un giorno dissi a Marlon che mi sarebbe piaciuto fare un film con lui, e mi sarei anche accontentato di una piccola parte come maggiordomo, che ogni mattina gli porta la colazione a letto. Ma non ho avuto questa fortuna”.

E' contento di essere a Locarno?
“Il Festival del film di Locarno è in pieno sviluppo. E diventerà un festival ancora più grande perché sono qui”.

Che ruolo avrebbe voglia di interpretare oggi?
“Qualsiasi, l'importante è che sia buono. Accettare di impersonificare Giulio Cesare in un film di Asterix, è stato, per esempio, un'esperienza nuova e fantastica nel contesto di un buon film di genere. Questo per dire che sono pronto a tutto”.

Lei ha recitato con grandi attrici e bellissime donne. Ce ne sono alcune che ricorda in modo particolare?
"E' un po' come per i film, è difficile sceglierne una. La prima è stata Romy Schneider, un'attrice magnifica, formidabile, eccezionale. La rimpiango moltissimo. Lei ha sicuramente visto La piscina. Vede, è un film (dice molto commosso) che io non posso vedere. No, non posso”.

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