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L'OSPITEAccordi fiscali, Consiglio Federale e FINMA ci preoccupano

30.07.12 - 09:20
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Accordi fiscali, Consiglio Federale e FINMA ci preoccupano

Sarà anche colpa del caldo estivo, ma è incontestabile che le peggiori decisioni del nostro Consiglio Federale escano proprio in questo periodo, quando la popolazione è via in vacanza e con ben altro nella testa.

Fortunatamente non a tutti sono fuggite le ultime penalizzanti normative che potrebbero colpire il nostro sistema finanziario ed annientare migliaia di posti di lavoro. L’ultimo esempio è la collaborazione in materia di evasione fiscale, sostenuta anche dal nostro Governo a Parigi, che prevede il trasferimento di informazioni confidenziali di clienti ad altri Stati, dietro una semplice ricerca mirata a “gruppi comportamentali”. Mi chiedo quindi a questo punto quale sia la differenza tra lo scambio automatico delle informazioni e la famosa “pesca” (fishing expedition) che tanto il nostro Governo vorrebbe evitare sulla carta ma che poi sottoscrive in altre forme.

Tanto per restare in tema, andiamo ad analizzare qualche altro scottante punto uscito in queste settimane.

Accordi Fiscali e Governo: La raccolta di firme per il referendum contro gli accordi fiscali, promossa dall’ASNI, prosegue con entusiasmo, almeno in Ticino, sebbene il periodo estivo sia sempre penalizzante. Personalmente seguo in prima linea (in bancarella) la raccolta delle firme e mi arricchisco di questa esperienza tra la gente, dove ognuno si esprime e racconta la storia professionale propria o di parenti e conoscenti. Impiegati e quadri medi bancari firmano senza indugio i fogli del referendum, consci degli effetti di un possibile generalizzato ridimensionamento della piazza finanziaria sul loro futuro professionale, ma mi ha colpito la totale indifferenza, in una sorta di “narcotizzazione”, degli alti dirigenti bancari verso la pericolosità degli accordi stipulati con Germania, Austria e Gran Bretagna, convinti che questi accordi siano la panacea contro tutti i mali del settore bancario per i prossimi 20 anni (sigh).

Personalmente continuo a credere che siano degli accordi capestro. Basta leggerli per capire quanto siano penalizzanti per il nostro sistema finanziario: dalle regole non garantite della reciprocità ad operare in questi Paesi con i nostri istituti e prodotti alla sproporzionata tassa liberatoria. (aliquote tra il 21% e il 43% sul capitale)

Per concludere, negli ultimi giorni abbiamo assistito ad abusi così tangibili nei nostri confronti da pensare che la nostra “buona fede governativa” sia del tutto mal riposta. Un esempio è l’ultima notizia sui dati di clienti tedeschi sottratti da una banca inglese a Zurigo, dati rubati chissà da chi (servizi segreti tedeschi?), in violazione di qualsiasi legge internazionale, e poi consegnati, contro pagamento al Land del Nord Reno Westfalia. Una vergogna assurda. Una palese presa per i fondelli, a cui uno Stato con un Governo adeguato avrebbe risposto in altro modo che con uno scarno comunicato da parte della Presidente della Confederazione, che ha pure ammesso che l’argomento dati rubati e acquistati dai Länder tedeschi non è contemplato negli accordi. La Ministra delle Finanze e Presidente ha dimostrato così, per l’ennesima volta, di non essere all’altezza delle poltrone che occupa.

FINMA: negli ultimi tempi questa famosa entità federale, dopo anni di silenzio, pare improvvisamente risvegliatasi dal letargo e decisamente intenzionata a mettere sottosopra le regole del mondo finanziario ed economico del Paese. A partire dall’autorizzazione concessa nel 2009 a UBS a consegnare nomi di clienti americani, violando cosi il segreto bancario in vigore,  la FINMA ha accelerato, una serie di revisioni e cambiamenti che suonano tanto come una nuova “Santa Inquisizione”. L’idea di impoverire la piazza finanziaria è stata più volte accennata e velatamente trasmessa alle categorie dei gestori patrimoniali e finanziari, insieme con le banche ossatura della finanza svizzera.

Anche dalla FINMA escono ogni settimana novità a dir poco sconvolgenti. Volendo sempre essere i “primi della classe” nel regolamentare e complicare la vita a chi lavora, partoriscono, in parallelo con altre Organizzazioni internazionali (GAFI,OCSE ecc.), regole e imposizioni che altri Stati ad oggi non hanno neppure preso in considerazione, ma che invece dovrebbero entrare in vigore subito nel nostro Paese. La “weissgeld  politik” è una pura e semplice invenzione svizzera, nata da un’interpretazione, sempre svizzera, di regole finanziarie anti riciclaggio che tutti vorrebbero sottoscrivere ma pochi vorrebbero applicare. Come mai Paesi con protettorato americano (o stati come il Delaware) ed inglese (la stessa Londra) alcuni Paesi medio orientali, asiatici ed europei (Austria e Lussemburgo) non applicano la “weissgeld strategie”?

Non contenti di essere i primi “inquisitori” dell’era moderna nei confronti della clientela internazionale che ha fatto la nostra fortuna dal dopo guerra ad oggi, ci ritroviamo pure noi, dal giorno alla notte, tutti o quasi “evasori e criminali finanziari”. Leggendo l’articolo sul Cdt del 14 luglio scorso, dell’avv. Paolo Bernasconi, intitolato “Evasori fiscali svizzeri, la ricreazione è finita”, sembra proprio che vi sia in atto un’epurazione finanziaria anche all’interno del nostro Paese.

Egregio avv. Bernasconi, il suo articolo di certo non  aiuterà a calmare e dare fiducia ad una piazza finanziaria già colpita, logorata  e assediata da mille preoccupazioni. Lei, che oltre tutto insegna al Centro di studi bancari a Vezia, dovrebbe forse, più che spaventare gli operatori di settore, aiutare a sostenere una politica finanziaria svizzera forte e autoritaria nei confronti dell’estero, che non ci faccia alzare per primi “bandiera bianca” al primo colpo di “schioppo”da parte di nazioni che vorrebbero solo ridurci a “mercatino dell’usato”. In conclusione,, non dimentichiamoci che diversa gente oggi si permette di “calar lezioni morali” sulla finanza svizzera e ticinese”, dove per anni (dal ’70 in poi) hanno creato la loro fortuna personale, vedi avvocati-notai, commercialisti, fiduciari e titolari di società.

 

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