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SVIZZERAImmigrazione in Svizzera, non solo rose e fiori

05.07.12 - 11:30
Il nostro paese raggiungerà gli otto milioni di persone nel 2012. Nessuna sostituzione della forza lavoro svizzera con quella straniera, ma aumenti salariali impercettibili e incertezze per il futuro dell'AVS
Foto d'archivio (Keystone)
Immigrazione in Svizzera, non solo rose e fiori
Il nostro paese raggiungerà gli otto milioni di persone nel 2012. Nessuna sostituzione della forza lavoro svizzera con quella straniera, ma aumenti salariali impercettibili e incertezze per il futuro dell'AVS

BERNA - Il numero degli abitanti in Svizzera continua a crescere. Nel 2012 nel nostro paese si supereranno gli 8 milioni. Dall'apertura delle frontiere avvenuta nel 2002 a oggi, in Svizzera sono arrivate dagli Stati dell'Unione Europea più di 350.000 persone. Soltanto lo scorso anno sono state 53mila le persone giunte dall'UE. In Ticino la percezione è quella di un paese profondamente trasformato negli ultimi dieci anni. Tra i ticinesi, confrontati con salari stagnanti o addirittura in ribasso, una piazza finanziaria che soffoca e una difficoltà sempre maggiore nella competizione con i lavoratori frontalieri, sembra prevalere la voce di chi dice: "è successo tutto troppo in fretta". Tra gli stranieri arrivati in Ticino, invece, i pareri sono dei più contrastanti. Ogni persona ha una storia, è un mondo a sé. E allora capita che, parlando con i neo-arrivati c'è chi ti dice che qui si vive in una specie di gabbia dorata, in un ambiente asettico, di una precisione che svuota l’anima e di un paese senza un’identità propria, una sorta di piccola America, dove la vita scorre e scivola via lavorando, mentre altri ti dicono di essere felici di avere trovato la vera libertà, un posto dove il lavoro dà dignità alle persone, in cui vengono rispettati i diritti dei lavoratori, dove gli orari di lavoro sono flessibili e  a misura d’uomo, prestazioni sociali da sogno e con una paga che permette di pianificare il futuro.

La crescita di popolazione in Svizzera sta sollevando in questi ultimi anni non pochi interrogativi. Il Consiglio federale ha voluto dare alcune risposte sulle questioni riguardanti le conseguenze dell'apertura all'Europa sui salari, sul mercato del lavoro, sullo stato sociale, attraverso la pubblicazione di un documento di 100 pagine, nel quale si lasciano intravvedere anche i lati negativi del mondo libero.

Il Tages-Anzeiger ha pubblicato oggi una sintesi dell'analisi pubblicata dal Consiglio federale.

Salari
Diverse ricerche sostengono che negli ultimi anni in Svizzera i salari sarebbero aumentati sostanzialmente se non ci fosse stata la libera circolazione delle persone. Il Consiglio federale dice che l'aumento effettivo dei salari negli ultimi dieci anni, ossia dal 2002 al 2011, è stato modesto. L'aumento medio è stato dello 0,6% rispetto al decennio precedente, quando l'aumento fu dello 0,2 % all’anno, nonostante il fatto che gli anni Novanta furono contraddistinti da una lunga stagnazione e da un'alta disoccupazione.

Effetto di sostituzione
La libera circolazione delle persone ha avuto come conseguenza il rafforzamento della concorrenza sul mercato del lavoro. Una sostituzione delle forze lavoro residenti con quelle provenienti dall'estero, però, secondo il Consiglio federale, non c'è stata. La quota degli svizzeri attivi è aumentata rispetto al 2003. A diminuire, però, è stata la quota degli attivi stranieri provenienti dai paesi extracomunitari. A soffrire di più sono stati i lavoratori stranieri poco qualificati che abitano in Svizzera. Sono loro a risentire di più della concorrenza della nuova immigrazione.

Le regioni di confine
Il Governo federale riconosce l'esistenza di problemi nelle regioni di frontiera. Il Ticino non viene citato dal quotidiano zurighese. Dal documento del Consiglio Federale emerge che nella regione del ago di Ginevra, nella Svizzera Nord Occidentale e nell'arco giurassiano la percentuale di disoccupati tra i residenti è aumentata rispetto al resto del Paese.

Stato Sociale
Per quanto riguarda l'effetto dell'immigrazione sulle assicurazioni sociali, il Governo giunge a conclusioni controverse. I lavoratori dipendenti provenienti dall'Unione Europea pagano oggi i contributi riguardanti il primo pilastro (AVS/AI) più di quanto essi ne beneficino. Contemporaneamente il Governo federale non chiarisce quelli che saranno gli scenari futuri a lungo termine. Gli immigrati di oggi avranno il diritto domani alla pensione, il cui costo peserà sulle casse dell'AVS tra 30-40 anni. Resta poi in sospeso anche la questione riguardante le conseguenze che potrebbe avere una recessione di lunga durata sull'Assicurazione Disoccupazione.

Aiuto sociale
La quota di immigrati dall'Unione Europea che beneficia di aiuti sociali è del 2,8%. La quota degli svizzeri, invece, si ferma al 2,2%. E' tra gli extracomunitari residenti che la quota schizza all'11%. Tra i cittadini dell'Unione Europea, in tutti i casi, sussistono delle enormi differenze. Prova ne è che i cittadini tedeschi che beneficiano delle assicurazioni sociali in Svizzera sono l'1,4% contro il 5,9% dei rumeni.

Il mercato dell'alloggio
Il Consiglio federale non nega che la ricerca di un alloggio per coloro che hanno redditi medio-bassi è molto più difficile in certe regioni rispetto ad altre. In tutti i casi, sempre secondo il Governo, la situazione non sarebbe peggiorata, ma è intenzionato ad intervenire.

Le infrastrutture
Il problema riguardante la capacità del trasporto ferroviario secondo il Consiglio federale ha poco a che vedere con l'immigrazione. L’incapacità di soddisfare l'esercito di coloro che viaggiano in treno ha a che fare con l'aumento della domanda da parte della popolazione già residente in Svizzera.

L'economia
L'immigrazione è letta dal governo come uno dei motivi per cui la domande interna è rimasta stabile. Immigrazione che ha preservato la Svizzera dalla crisi del 2008. Non sono stati ancora determinati quali sono gli effetti della immigrazione sulla produttività lavorativa in Svizzera.

No alla iniziativa UDC
Alternative alla libera circolazione delle persone non ce ne sono. E' questo, in sintesi, il parere del Consiglio federale. L'iniziativa dell'UDC contro l'immigrazione di massa è respinta senza controprogetto dal Consiglio federale. L'iniziativa pretende l'introduzione di norme che diano la precedenza al lavoratore residente rispetto a quello immigrato. Norme che non possono essere previste nel regime di libera circolazione.

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