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RACCONTI D'ESTATELe primavere di Penelope

02.07.12 - 17:00
Racconto inviato da Sabrina H.
Keystone
Le primavere di Penelope
Racconto inviato da Sabrina H.

Come tutte le mattine alle 5.30 la sveglia suona. Ma il torpore ti ha già abbandonata da qualche ora. Chissà perché i pensieri che popolano la tua mente sono così mattinieri: vigili come sentinelle fanno di notte giorno. Ti muovi piano, mentre ti alzi: un piede dopo l’altro infili le morbide pantofole. Con gesto sicuro togli la vestaglia di spugna color albicocca dall’attaccapanni e infili pure quella, legandola in vita. Il tuo incedere è lento, trascini un poco i piedi. Il corridoio è corto e subito, davanti a te, si apre la cucina.

Sbottoni gli scuri, per lasciar entrare quel filo di luce primaverile, che basta appena per preparare la caffettiera. Acqua, filtro, due cucchiaini di caffè macinato, dall’aroma intenso. Poi, la debole fiammella del gas colorerà l’aria zuccherina. Il brontolare della mocca è merce preziosa nei tuoi solitari risvegli: mentre sei in bagno per la quotidiana toilette, tra sapone, crema, cipria e spazzola. Tra una mezz’oretta sarai pronta, vestita e pettinata con la spilla appuntata sulla giacchina leggera, per una fretta di primavera.

Vorresti seguire un cammino diverso, questa mattina. Cominciare la giornata dimenticando le solite abitudini. Ma non ne trovi il coraggio...

A piedi andrai in chiesa , la prima Messa del mattino. Quasi a farti perdonare il desiderio di correre all’ufficio postale: aggrappandoti a un messaggio lontano, che da troppo tempo aspetti. Il parroco sembra non finirla più, la Messa, questa mattina. La predica diventa tortura per te, che te ne vuoi staccare. Lui sembra leggerti nei pensieri: tra le dieci persone presenti in Chiesa, sei la più sbrigativa nelle preghiere, ti alzi e ti inginocchi con straordinaria lena. E finalmente arriva la benedizione e il via libera. Il veloce segno della croce, la genuflessione davanti all’altare, e via a passo svelto, verso l’ufficio postale.

Dimentichi anche la tua età insieme alle parole del parroco e quasi corri, su per la salita. I pensieri affollano la tua mente alla rinfusa, il cuore galoppa. Quando apri la porta dell’ufficio, trafelata, il sorriso dell’impiegato ti accoglie, sfinita. Capisci che tutto, quella mattina, ha avuto un senso. Lo svegliarsi con le abitudini di sempre, meticolosa, a voler soffocare quel presentimento. “Fai tutto come ogni mattina, la fretta crea confusione.”

Già altre mattine questa sensazione si è poi trasformata in profonda delusione. Ma oggi no, il sorriso dell’impiegato ne è testimone! E ti mette tra le mani tremanti, finalmente, il telegramma. Esci all’aperto, vuoi essere sola e ti vuoi sedere. Il momento è da gustare all’infinito. Apri piano la busta di carta pesante che contiene quel foglietto così leggero, la tua stessa vita.

Il messaggio è breve, scandito da quegli STOP così poco latini:
RITORNO – STOP – DOMENICA 27 – STOP – PORTO DI GENOVA – STOP – ARRIVEDERCI AL MOLO 3 – STOP

Ti devi alzare dalla panchina rossa. Vorresti metterti a danzare e a cantare di gioia. E non ti accorgi che già lo stai facendo! Un raggio di sole si libera e sgretola quella patina di fango che da troppo ti senti addosso. Finalmente se ne cade a terra. I tuoi occhi sono nuovi e intorno a te è tutto un profumo di narcisi e giacinti. Tutto giallo, nuovo, fresco. Le rondini si rincorrono tra i rami di nocciolo in fiore. Blu, azzurro, aereo.

Un tulipano rosso, tre papaveri troppo irriverenti al biancore del mughetto. Ti chini per terra, ne raccogli uno per colore e te li infili tra i capelli. Spariscono le case, le strade, i rumori intorno a te. Svaniscono i vestiti appuntati sul tuo corpo precedente. Ora indossi una tunica leggera e il tuo corpo riscopre la giovinezza. A piedi nudi ti incammini in questo nuovo giardino. Calpesti l’erba morbida che non si offende, accarezzi le farfalle che resistono al pericolo. Sei leggera e felice. Risplendi di luce.

E’ di nuovo primavera! Ti accorgi che hai lasciato la Penelope in attesa per trasformarti in Eva. Sei la prima donna sulla terra. Sei l’unica donna, alla quale tutto è concesso, per la prima, e forse unica, volta. Nell’aria annusi il profumo del mare. Lo segui come seguiresti una bussola. E’ il tuo istinto che ti guida, ti rende sicura. Non ci sono pericoli per te. Tutto è nuovo, ma tutto è scritto: nessuno ti corregge, nessuno ti giudica. Sei libera di correre incontro al tuo destino che si compirà quando avrai trovato la metà che ti manca. Probabilmente non sarai compresa, perché il tuo agire non è ragionato: è frutto di sentimento e di emozione. Sei impulsiva e ingenua insieme; sai vibrare per un niente e morire per tutto.

Domenica, in riva al mare, salperai per una nuova avventura. Sarà dolce come il miele e aspra come una mela precoce. Non importa. Il tuo destino è là, che ti aspetta,  e se anche il peccato dovesse incontrarti, lo affronterai e ne verrai a capo. Per una vita, la tua, e tutte quelle che seguiranno.

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