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ATTUALITÀTimori bancari

26.06.12 - 09:15
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Timori bancari

È passata, si fa per dire, la crisi greca, grazie ad un risultato elettorale che ha premiato quelle forze (conservatori e socialisti) non apertamente contro il contratto di politica economica ratificato con la “Troika”, e quindi non disposte a contemplare l’uscita immediata di Atene dall’UEM. Grecia a parte, la politica economica globale ha visto la conclusione del meeting G20 e quello di politica monetaria alla Fed.

Per quanto riguarda il G20, poco da dire: esso si conferma un consesso, se possibile, meno utile del G8 in termini di decisioni pratiche. Ciò detto, sembra comunque che la posizione tedesca, “intransigente” per quel che concerne il “salvataggio” della zona euro, abbia creato ulteriori malumori anche da parte USA. Questi ultimi hanno poi visto il meeting FOMC della Fed che, come da attese, ha deciso di prolungare l’ “operazione twist”, senza però intraprendere una nuova campagna di QE propriamente detto. Una nuova dose di QE avrebbe significato acquisti netti, da parte della Fed, di titoli (statali) con conseguente espansione del proprio bilancio, mentre l’operazione twist implica solo uno swap progressivo di obbligazioni del Tesoro a breve (non oltre 3 anni) per quelle a lunga (6-30 anni). La Fed ha quindi deciso di aggiungere, ai precedenti USD 400 mld, altri USD 267 mld da qui a fine anno. Come noto, l’obiettivo di tale operazione twist è, incrementando la domanda relativa per i Treasuries a lunga, quello di abbassare il più possibile il tasso di riferimento per il credito a termine nell’economia. Contestualmente, la Fed ha ribadito che il tasso d’interesse guida a breve (Funds rate) sarà mantenuto all’odierno (circa) 0.2% sino alla seconda metà del 2014. Infine, la banca centrale USA ha abbassato le previsioni sula crescita economica per quest’anno (media al 2.15%) e innalzato quella sulla disoccupazione (media a 8.1%), notando che, grazie ai cali del costo dell’energia (petrolio e gas), l’inflazione sta calando e, con essa, le previsioni della stessa banca centrale. I mercati hanno reagito alle decisioni dell’FOMC in modo “sobrio” – debole era, infatti, la speranza di ulteriori ondate di liquidità dalla Fed, via QE, a sostegno indiretto dei titoli quotati.

Sempre in tema monetario-bancario, il governo spagnolo ha corretto la cifra di cui effettivamente abbisogna per rifinanziare le banche iberiche – non gli EUR 100 mld messi sul tavolo dalla UE ma bensì solo circa EUR 60 mld. Tuttavia, questa “news” ha dato poco sollievo a mercati sempre nervosi circa il vero stato di salute delle maggiori banche internazionali. Da un lato, la settimana ha visto una raffica di “downgrades” nei rating creditizi delle maggiori banche USA, dall’altro sono apparsi articoli (ad es., Wall Street Journal) in cui si avanzano seri dubbi sulle pratiche contabili che varie banche (europee) adotterebbero per riclassificare, a loro vantaggio, la “qualità” di attività scritte a bilancio. Nel mezzo di tutto ciò, non sorprende che la BCE stai pensando, pare, a come procedere per rilassare (ulteriormente) le griglie di accettabilità delle garanzie (“collateral”) accettabili per rifinanziare le banche in area UEM - spagnole e greche in primis. [Stop Press: Tale decisione è stata poi, effettivamente, ratificata durante il weekend.]

Guardando ai dati macro-economici, continua la tendenza di risultanze statistiche alquanto “anemiche”, confermanti la rinnovata recessione nel complesso della UEM, la decelerazione negli USA, come pure per la Cina ed altri mercati emergenti. Infatti, in settimana abbiamo avuto dati deludenti dagli USA (disoccupazione, edilizia e sondaggi industriali regionali), dall’ UEM (deboli indagini manifatturiere, Ifo tedesche) ed in Cina (sondaggi industriali, PMI). Settimana entrante si focalizza su vari dati economici americani, per il settore immobiliare - prezzi e quantità - e dati sull’area euro dai sondaggi economici raccolti da Eurostat. Altrove, avremo dati sui prezzi immobiliari dello UK e sulla produzione industriale in Argentina, ormai attesa in crescita negativa (-1%) sui 12 mesi.

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