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LUGANO/PUGLIAL'USI aiuta Vendola a difendere la musica in Puglia

12.06.12 - 07:15
Uno studio dell'USI dimostra la redditività della musica. E ora si aprono nuove porte
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L'USI aiuta Vendola a difendere la musica in Puglia
Uno studio dell'USI dimostra la redditività della musica. E ora si aprono nuove porte

LUGANO – “La musica è lavoro” è lo slogan scelto per la politica musicale dell’amministrazione Vendola in Puglia. La sua regione, infatti, ha deciso di utilizzare i fondi strutturali dell’Unione europea, che normalmente finanziano strade e ponti, per sviluppare le attività dell’industria musicale, convinta che anch’essa possa produrre reddito. Per dimostrare l’assioma ha fatto realizzare uno studio. Da chi? Dall’Istituto media e giornalismo dell’Università della Svizzera italiana.

Come mai Nichi Vendola si è rivolto a un’università svizzera per uno studio che avrebbe benissimo potuto essere eseguito da una delle tante università italiane? L’abbiamo chiesto al direttore dell’Istituto, professor Giuseppe Richeri.
"Prima di tutto perché noi abbiamo un'attività di analisi delle industrie culturali, della loro struttura e del loro impatto economico. Poi perché questa ricerca è stata fatta dalla Regione Puglia per documentare presso l'UE la validità della loro scelta, che è un unicum. Mai finora i fondi strutturali dell'Unione Europea erano stati utilizzati nell'industria culturale. La Regione Puglia ha voluto dimostrare che anche in questo settore si possono investire dei fondi che generano effetti economici positivi. Avevano bisogno di un'istituzione scientifica nota e stimata a livello internazionale che di fronte all'UE presentasse dei dati "oggettivi", mentre purtroppo alcune università italiane avrebbero potuto essere sospettate di trattamento di favore. Quindi la notorietà riconosciuta del nostro istituto e il fatto che la Svizzera non è l'Italia ha spinto la Regione Puglia a rivolgersi a noi.”

“Noi, tra l'altro, avevamo già fatto una ricerca europea sulle film commission ed eravamo già andati in Puglia a discuterne. Attraverso questo contatto li avevamo conosciuti e poi, in modo per noi inatteso, una volta che hanno dovuto fare questa ricerca la loro scelta è cascata su di noi. L’abbiamo presentata un mesetto fa e ha avuto un grande riconoscimento, erano molto soddisfatti."

Una ricerca che può aprire nuove prospettive?
"Sicuramente, sia con la Regione Puglia, con cui ci siamo lasciati con un "ci risentiamo", sia con altre regioni, che avranno sentito parlare di questa ricerca."

E in passato, ci sono già stati progetti analoghi?
"Io personalmente è da 20 anni che faccio cose di questo tipo, quindi ho una certa esperienza. Per quello che riguarda il nostro istituto abbiamo già lavorato sull'impatto economico del festival di Locarno, poi abbiamo fatto l'analisi qui in Ticino delle film commission a livello internazionale e del loro impatto economico."

L'istituto non è un po' caro per l'Italia e per i paesi esteri in generale?
"I nostri costi sono forse un po' più cari, ma abbiamo una notorietà e una stima riconosciute quindi è abbastanza probabile che ci saranno altri interlocutori italiani che si rivolgeranno a noi. Soprattutto dopo aver fatto delle ricerche che il committente ha giudicato positivamente. L'unica cosa per noi che ci garantisce di fare altre ricerche è quella di farle bene."

Nello studio sono stati coinvolti anche gli studenti?
"No, noi facciamo due tipi di ricerche. Una è concepita proprio per formare i giovani ricercatori, per cui coinvolgiamo soprattutto gli studenti di dottorato. Per la ricerca di tipo più professionale, gli studenti li possiamo coinvolgere solo per mansioni esecutive, piccole interviste, elaborazioni dei dati, ma gran parte del lavoro è fatta da ricercatori senior o direttamente da noi."

Si può prevedere una crescita dell’istituto?
"Noi ce l'aspettiamo. Adesso c'è l'estate per cui ognuno prende un po' i suoi tempi, ma penso di sì."

 

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