Il neopresidente, atteso da sfide cruciali che vuole affrontare impostando la lotta alla crisi più sulla crescita che non sul rigore, ha chiamato i più stretti collaboratori nel quartier generale della campagna elettorale, avenue de Segur a Parigi. Ci sono Pierre Moscovici e Manuel Valls, innanzitutto, quest'ultimo in predicato di essere nominato primo ministro subito dopo l'investitura di Hollande, ma si fa anche il nome di Jean-Marc Ayrault.
Il gruppo ristretto sta passando al vaglio i dossier prioritari, certamente quelli della crisi e delle proposte che la nuova Francia, quella del "cambiamento" di Hollande, porterà a Berlino dalla cancelliera Angela Merkel. Il viaggio, ha detto Moscovici, si farà "subito dopo l'investitura", in programma il 15 maggio. Se il presidente 'normalè, come titola a tutta prima pagina Liberation, è già al lavoro, l'ex 'iperpresidentè Nicolas Sarkozy è vicino - secondo indiscrezioni del suo entourage - a un vero e proprio addio alla politica, come aveva ipotizzato mesi fa in caso di sconfitta. Dalla riunione ristretta all'Eliseo convocata poco prima del discorso davanti ai militanti alla Mutualitè, è trapelata la volontà di Sarkozy di lasciare.
Poi, davanti alle acclamazioni dei suoi, si è commosso ed ha annunciato soltanto di voler "tornare ad essere un francese tra i francesi" e di non voler più candidarsi nè all'Eliseo nè al vertice dell'Ump. Di fatto un addio alla politica, ma - dicono i ben informati - Sarkozy non ha voluto fare come il socialista Lionel Jospin nel 2002, che annunciò l'addio la sera della sconfitta. I suoi assicurano, però, che non farà nemmeno come Valery Giscard d'Estaing, il presidente che come lui perse dopo un mandato e proseguì il lavoro politico di tutti i giorni.