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TICINODel franco e dell'economia

02.04.11 - 13:46
Michele Guerra, economista e candidato per la Lega dei Ticinesi, sui perché della forza del franco
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Del franco e dell'economia
Michele Guerra, economista e candidato per la Lega dei Ticinesi, sui perché della forza del franco

Il franco svizzero è oggi troppo forte. Tutti lo hanno letto sui media negli ultimi mesi, ma pochi conoscono la problematica nel suo ampio spettro. Esistono cause, problemi ed effetti di questi problemi; ma anche soluzioni o misure di peso variabile in grado tanto di far fronte ai problemi, quanto di attenuarne gli effetti. È vero, sarebbe meglio avere un franco debole perché permette di mantenere alto il PIL (e quindi la domanda aggregata) grazie alle esportazioni. Il nostro Paese è infatti vincolato e fondato sulle esportazioni di beni e servizi (si veda la bilancia commerciale e delle partite correnti).

Non dimentichiamo però che è dal 1970 che la Svizzera convive con continue rivalutazioni del franco; grazie alla grande flessibilità del suo sistema economico siamo sempre riusciti a risalire la china. Adesso abbiamo una bilancia commerciale e delle partite correnti enormemente in attivo; alla faccia di chi dice che siamo chiusi su noi stessi. In altre parole siamo molto efficienti nel penetrare sui mercati esteri. Se allora il franco è particolarmente forte rispetto alle monete dei paesi importatori di beni e servizi svizzeri, i nostri prodotti risulteranno più cari e la domanda ovviamente ne subirà gli effetti (anche se non tutte le domande sono elastiche rispetto al prezzo). Dall’altra parte vi è però anche chi ottiene benefici da questa situazione, come alcune imprese d’importazione svizzere, che riuscendo ad importate i prodotti a prezzi minori grazie al franco forte, molto spesso, se non quasi sempre, mantengono però gli stessi prezzi di vendita sul mercato interno elvetico, ottenendo di conseguenza maggiori guadagni a discapito dei consumatori.

Tempo fa il presidente del PSS Levrat proponeva interventi statali per far fronte a questo genere di eventi, ma più che trattarsi di misure non attuabili, si tratta di lottare contro i mulini a vento. Non è infatti possibile agire imponendo misure in questo senso come proposto da vari schieramenti. In economia, infatti, si dice che i prezzi sono collosi verso il basso. Significa cioè che nonostante avvenimenti economici in grado di favorire una forte diminuzione dei prezzi, questi poi - in pratica – poco spesso seguono gli eventi. Questo è un caso in cui la collosità è dovuta alle aziende stesse, certamente non propense a diminuire i prezzi quando confrontate a cambiamenti valutari, se non unicamente per motivi promozionali. D’altronde alla diminuzione dei tassi di interesse è corrisposto un aumento degli affitti. Le collosità dei prezzi sono numerose. Per contro essi sono sempre pronti ad aumentare: nonostante un lieve incremento dell’IVA (del 4 per mille) e una forte stabilità dei prezzi, il prezzo del caffè nei ristoranti ha registrato un aumento di 10 o 20 centesimi dal primo di gennaio.

È poi cosa quasi impossibile stabilire un meccanismo in grado di imporre alle aziende importatrici di dedurre i propri risparmi dovuti all’euro debole dai prezzi svizzeri. Questo perché la libera concorrenza non gioca sempre bene; e perché lo Stato non può certo intervenire a controllare i prezzi, come faceva nelle economie socialiste (poi rivelatesi fallimentari). Ma quali misure esistono? Aumentare la massa monetaria fa parte dello strumentario a disposizione per far deprezzare il franco: aumenta l’offerta e diminuisce il suo prezzo (valore), anche se gli effetti sull’inflazione si fanno sentire. Acquistare moneta estera (Euro ad esempio), invece, tramite l’aumento della sua domanda, significa apprezzarla. Abbassare i tassi può poi essere un’idea, ma sono di base contrario ai tassi nulli o negativi come avvenuto in Svizzera nel 1979 per impedire la speculazione di brevissimo periodo sul franco svizzero. Ma siamo forse confrontati con uno scenario catastrofico? O si tratta forse - come peraltro la natura ci insegna - di un classico fenomeno ciclico? Le idee possono essere molte, ma la certezza rimane una: il nostro Paese è forse il paese economicamente più avanzato del mondo. Un’economia fondata sull’eccellenza e per questo sulle esportazioni, con poche materie prime ma che nonostante ciò ha ormai da lungo tempo una bilancia delle partite correnti in attivo! D’altronde sono molti quei paesi con molte più potenzialità delle nostre ma bloccati su sé stessi indipendentemente dalla valuta.

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