Cerca e trova immobili

SVIZZERA"Uomini discriminati e bambini in ghetti femminili", lo dice il sociologo

07.01.10 - 12:37
Ti-Press / Francesca Agosta 2005
"Uomini discriminati e bambini in ghetti femminili", lo dice il sociologo

Gli uomini, e in particolare i bambini, sono oggi discriminati in Svizzera e se non si correrà ai ripari si rischia uno scontro fra i sessi. Lo sostiene il sociologo Walter Hollstein, che auspica in particolare una maggiore presenza maschile nel corpo docenti: oggi molti ragazzi crescono in una sorta di ghetto femminile, avendo solo donne come punti di riferimento, dalla famiglia all'asilo e su su fino al liceo.

La realtà è che gli uomini oggi sono discriminati, "per esempio nel campo della salute, nell'affidamento dei figli, nell'AVS o nel servizio militare", afferma il ricercatore 70enne in un'intervista pubblicata oggi dal "Tages-Anzeiger". "Seguendo lo spirito del tempo, oggi al femminile viene attribuito maggior valore che al maschile".

Il caso - Hollstein porta il caso concreto di una preside di una scuola di Basilea Campagna, che una volta entrata in funzione, ha voluto trasformare l'area di ricreazione in uno spazio comunicativo, perché pensava che parlare fosse più importante che sfogarsi scatenandosi. L'intenzione è teoricamente buona, ma in realtà un approccio del genere non soddisfa minimamente i bisogni dei maschi. "Non capisco perché i padri dei ragazzi non siano intervenuti", aggiunge lo specialista, per 35 anni professore a Berlino.

A suo avviso il problema è che oggi nessuno si interessa ai bisogni fondamentali dei bambini: ad esempio i maschi sentono acusticamente meno delle femmine, quindi se si trovano seduti in fondo alla classe e la maestra parla a bassa voce non capiscono nulla e diventano agitati. Secondo l'esperto bisognerebbe pensare di più alle loro necessità invece di distribuire medicamenti come il Ritalin.

Negli ultimi decenni - Negli ultimi anni, argomenta Hollstein, si è insomma pensato solo a un sesso, trascurando l'altro, cui è stato frettolosamente attribuito l'etichetta di "sesso forte": il risultato è la nascita di una generazione di donne moderne che ha a che fare con una generazione di uomini tradizionali. Cosa che porta poi ai noti problemi relazionali e fa aumentare il tasso di divorzi.

Colpa del femminismo? "Il femminismo è stato un movimento sociale importante che ha liberato le donne dal loro ruolo, ma ha anche avuto conseguenze fatali", sostiene il professore. La realtà del mondo maschile è stata percepita in modo distorto: gli uomini sono stati presentati tutti come prevaricatori, potenti e privilegiati, mentre nella realtà vi è sempre stata solo una piccola minoranza di maschi che ha sfruttato non sole le donne, bensì anche gli altri uomini. "Nella battaglia contro il patriarcato è stata costruita l'immagine di nemico monolitico, invece che differenziare", sintetizza l'esperto.

Nel suo libro "Gli uomini non hanno futuro" lo psichiatra Anthony Clair scrive che la società giudica nel frattempo la mascolinità come una devianza patologica, fa osservare Hollstein. Un'indagine effettuata due anni or sono in Germania dal ministero per la famiglia ha dato un risultato a suo dire "sconvolgente": i giovani maschi hanno paura di diventare superflui, perché le donne moderne non hanno più bisogno di loro, non servono nemmeno più per la riproduzione, da quando esistono le banche del seme. E anche nel mondo del lavoro sono sempre meno richiesti.

Il problema comincia presto. I bambini hanno bisogno di modelli: in primo luogo si orientano al padre e secondariamente ai maestri. In entrambi gli ambiti gli uomini sono sempre più rari. Oggi un quinto dei ragazzi cresce in una famiglia monoparentale e nella sua carriera scolastica incontra sempre meno uomini. Il ruolo del docente ha perso di prestigio e la scuola diventa sempre di più un "biotopo femminile".

Hollstein ammette che gli uomini continuano peraltro ad occupare le posizioni di potere e che da un profilo statistico la società è ancora dominata dai maschi. "Ma se si guarda allo sviluppo in atto, oggi la disoccupazione interessa di più i giovani maschi che le giovani donne, e sempre più ragazze hanno una licenza universitaria", fa notare. Inoltre i ragazzi si suicidano più delle coetanee e sono più esposti a malattie e disturbi comportamentali.

Sempre secondo il sociologo questi problemi sono chiari e provocano costi enormi per nulla considerati dal mondo politico: basti pensare alla criminalità, ai costi assicurativi e quelli delle terapie. Chi non va bene a scuola finisce poi spesso a carico della cassa disoccupazione e poi dell'assistenza. Per Hollstein è "una cosa da matti" che questi costi vengono accettati senza reagire. Ma in questo caso continua a incidere la tradizionale immagine del ruolo maschile: gli uomini sono dei duri, non possono avere problemi.

Foto d'apertura Ti-Press / Francesca Agosta 2005

ATS

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE