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LUGANOL'ex Amicar continua con il Garage Sport Lugano SA, "L'ottimismo del fare contro il pessimismo del subire"

12.05.09 - 17:03
L'ex Amicar continua con il Garage Sport Lugano SA, "L'ottimismo del fare contro il pessimismo del subire"

LUGANO - "L'ottimismo del fare contro il pessimismo del subire". E' con queste parole che i fratelli Giuseppe e Michele Akbas hanno annunciato ieri l'acquisizione del garage Amicar. Il Garage Sport acquisisce Amicar, un'officina che in Ticino era presente da 27 anni.

In una analisi generale sul mercato dell'automobile, i titolari del Garage sport, rivenditori del marchio Opel e Suzuki, sostengono che le "difficoltà che sta incontrando il mercato dell’auto ticinese derivano da una crisi che ha origini molto lontane, sia a livello logistico che temporale".

"A monte dell’attuale crisi dell’auto - si legge nella nota - ci sono numerosi errori legati a strategie di marketing errate, ad eccessi di produzione e ad una limitata – se paragonata al mondo dell’informatica – evoluzione tecnologica dei modelli prodotti.

Fra i produttori di automobili è passata la convinzione che il più grande dominerà il mercato, cioè quello che sarà in grado di produrre il più grande numero di automobili (maggiore economia di scala).

Questo ha portato i manager delle varie aziende produttrici a concentrarsi maggiormente sugli aspetti finanziari rispetto a quelli legati al prodotto, creando modelli il più delle volte già visti che, per coprire i costi generati dalle fusioni, costano sempre di più.

Questa difficile situazione ha messo e mette tutt’ora, tutte le concessionarie in una condizione di redditività sotto pressione, grande concorrenza, margini in calo e costi fissi elevati.

Il vero problema è l’accentuazione della spinta verso una riduzione dei profitti, con minori margini fissi e quote crescenti di bonus variabili legati a troppi aspetti indipendenti dalla reale capacità/professionalità del garagista.

Ma quali saranno le probabili conseguenze del perdurare di questa situazione?
Dimensioni medie dei Garage che tenderanno a crescere, concentrazione dei rivenditori nelle aree più densamente popolate e concessionarie sempre più multimarca.

Uno scenario in grande trasformazione, quindi, che vede già emergere i suoi protagonisti e tra questi i due fratelli Giuseppe e Michele Akbas che, recentemente e contro ogni ragionevole consiglio, hanno deciso di rilevare il Garage Amicar che, dopo 27 anni, lo scorso 30 aprile ha chiuso provocando un grande clamore su tutti i media e tra tutti gli operatori del settore e non.

Per i fratelli Akbas, titolari da oltre 20 anni del Garage Sport Lugano SA, è risultata chiara sin da subito l’esigenza di focalizzare l’attenzione per le economie di scala e, fortemente convinti che uno dei fattori di successo in futuro sarà la capacità di contenere i costi giocando sui grandi numeri, sono giunti alla decisione di acquisire Amicar con la massima spontaneità e naturalezza.

Le difficoltà ed i momenti di sconforto non sono di certo mancati ma, dopo una lunga trattativa con la Globus, proprietaria dell’immobile e con lo stesso Reto Casserini, precedente proprietario di Amicar, il 30 aprile Giuseppe e Michele Akbas hanno firmato il contratto consentendo alla struttura e ad alcuni suoi dipendenti di proseguire l’attività senza nemmeno un’ora di interruzione.

Non tutti i dipendenti, in quanto molti di loro, spaesati dalla decisione presa dalla precedente proprietà e dai numerosi interventi dei sindacati attraverso varie assemblee, avevano già ricercato e, fortunatamente trovato, un nuovo posto di lavoro.

La situazione attuale vede quindi, su 29 dipendenti originariamente assunti da Amicar, 7 assorbiti dal Garage Sport e 17 rioccupati in altre strutture.

I rimanenti 5, frontalieri e/o vicini al pensionamento, sono tutt’ora in attesa di un nuovo posto di lavoro.

Naturalmente in queste settimane i responsabili del Garage Sport Lugano SA stanno iniziando una riorganizzazione che potrà portare, nel medio periodo, a riassorbire parte del personale ancora senza impiego o a nuove assunzioni.

La scelta dei fratelli Akbas, che ad una prima superficiale vista, "poteva sembrare un azzardo, vuole invece essere d’esempio per tanti imprenditori che, anziché annientarsi nell’immobilità del pessimismo, devono percepire questo momento di disorientante difficoltà come un’opportunità unica per rivedere le proprie strategie, posizioni e, confortati da un sano ed equilibrato ottimismo, guardare al "lato positivo della crisi".
 

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