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PROCESSO TAMAGNICausa della morte: in aula è scontro tra perizie

21.01.09 - 19:40
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Causa della morte: in aula è scontro tra perizie

LOCARNO - Doveva essere battaglia, in senso figurato, e così è stato. La terza perizia, quella commissionata dall'avv. Ravi, ha acceso gli animi in aula. Diversi gli interventi energici del presidente e diversi i momenti di deciso confronto.

Dapprima il giudice Ermani ha sottolineato come la perizia di parte si basi unicamente su una parte degli atti processuali e non sulla totalità degli incarti, come invece hanno fatto i due precedenti periti apparsi in giornata. La metodologia del perito di parte, il dott. Fiori, basata in gran parte anche su una casistica che si scopre meno scarna di quanto ipotizzato, porta il perito a citare esempi di "traumi banali" che hanno causato rotture dell'arteria cervicale in modo analogo a quanto accaduto a Damiano Tamagni. Casistica che però viene poco precisata e che porta l'avv. Olgiati a formulare precise domande: "Quando lei cita le lesioni causate da traumi banali dispone di dati relativi alla muscolatura del soggetto?" "No, ma quando si parla di sportivi si può presumere che fossero atletici", ha risposto Fiori.

Nel dibattimento si inserisce in seguito la procuratrice pubblica Rosa Item che chiede conferma sulla valutazione del perito giudiziario della causa traumatica della lacerazione. "Certo, indirettamente traumatica" è stata la chiara risposta del dott. Fiori che proseguendo nell'esposizione della propria tesi ha affermato di non essere concorde sul fatto che un pugno non possa non lasciare segni. A questo punto è intervenuto in mdo deciso il giudice Ermani: "Capisco che lei è il perito di parte e che è qui per insinuare il dubbio però non può inserire elementi che non appaiono dai verbali dei teste", e poi ancora "nessuno infatti ha mai detto d'aver visto Damiano compiere un gesto repentino con il capo", sottolinea Ermani. "Non conosco la forza con la quale Damiano è finito contro il muretto e non lo posso desumere" afferma Fiori e Mauro Ermani sottolinea il metodo utilizzato dal dott. Osculati, quello ossia di partire nelle proprie analisi studiando i traumi presenti. "Lei in questo rapporto dà per scontato degli assunti fattuali che non sono così, che lei estrapola dagli atti che, tra l'altro, non so quali fossero anche perché lei non li ha elencati" afferma Ermani con forza.

Fiori: "Non si può stabilire quale colpo ha provocato la lacerazione"

Il discorso scivola inseguito sulla lasso di tempo intercorso tra la lacerazione dell'arteria e la perdita di conoscenza. Nel suo scritto, ribadito in aula, Fiori parla di un minuto mentre in mattinata e nel primo pomeriggio i due periti sentiti hanno portato spiegazioni scientifiche per spiegare una tempistica molto inferiore, di meno di una decina di secondi. "Si tratta di valutazioni..." afferma in risposta Fiori. La parola passa poi agli avvocati difensori e l'avv. Ravi si rivolge al perito Fiori chiedendo: "Quante probabilità che una lacerazione come quella di Damiano porti ad un decesso?". "Sono molto elevate - ha risposto Fiori - ma ci sono articoli che parlano del trattamento di queste lesioni e di gente che è riuscita a superare questa situazione. Statisticamente sono pochi ma non saprei essere più preciso". "Conferma che non si può stabilire con esattezza quale dei colpi può aver provocato l'iper-estensione e rotazione con la conseguente lacerazione dell'arteria cervicale intracranica?" è stata la successiva domanda dell'avv. Ravi alla quale il dott. Fiori ha risposto in modo conciso: "Confermo". Stessa risposta alla domanda dell'avvocato se anche i colpi ricevuti da Damiano prima di cadere avrebbero potuto causare lo stesso risultato.

Le domande successive del difensore di Marko Tomic hanno poi riportato il dubbio sul quantitativo di alcool rinvenuto in Damiano ed in questo caso è stato l'avv. Olgiati ad intervenire. "Chiedo che venga stralciata la domanda sul dato alcoolemico perché avevo capito che il tasso dello 0,3 per mille fosse stato dato per accettato e non più messo in discussione. Ritengo questo atteggiamento scorretto". Olgiati ha poi contrattaccato chiedendo al teste di valutare, osservando una fotografia agli atti, la rigidità della scarpa che l'imputato Marko Tomic portava la sera dell'incidente. Domanda chiaramente volta a dimostrare la difficoltà d'esprimersi basandosi unicamente su fotografie o atti parziali.

Il dibattimento continua e i toni si accendono ulteriormente durante il confronto tra il teste ed il dott. Osculati chiesto dalla procuratrice. "Ribadisco di non poter escludere nessuna dinamica come non posso determinare se i due traumi che ci sono stati hanno agito separatamente o congiuntamente nel causare il decesso" ha affermato Osculati rispondendo alla domanda formulata dal giudice. Ad interrogare Osculati è poi l'avv. Perucchi alla quale il perito risponde: "Se non vi è un trauma alla base di questo movimento abnorme (così è stato definito il movimento del capo che ha causato la lacerazione dell'arteria di Damiano) ritengo molto raro che si possa avere una rottura dell'arteria vertebrale intracranica". "Non conosco casi in cui sia successo" ha concluso il perito. "Mi sento di escludere gli spintoni tra le possibili cause della lacerazione dell'arteria cervicale - risponde Osculati ad un'ulteriore domande dell'avv. Perucchi-. Sul pugno di striscio non posso esprimermi, mentre il pugno in pieno volto sferrato con tutta la forza, e in assoluta astrazione, ritengo che possa provocare un movimento abnorme del capo. In particolar modo se colpito di sorpresa".

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