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MUSICAPortare il blues al top? Solo lui ce la può fare

25.05.16 - 06:00
Stiamo parlando, ovviamente di “Mr.Slowhand” Eric Clapton, con la sua ultima fatica “I still do”, più tradizionale che mai (e non è un male).
Portare il blues al top? Solo lui ce la può fare
Stiamo parlando, ovviamente di “Mr.Slowhand” Eric Clapton, con la sua ultima fatica “I still do”, più tradizionale che mai (e non è un male).

LONDRA - Ascoltando questo "I Still Do", ultimo sforzo discografico di Eric Clapton. che si tratti del suo disco numero 26 (si avete letto bene) un po' anche si sente. «Come mai?», direte voi. Ma perché è chiaro sin dalle prime note (di slide guitar) che ormai "sua eminenza" può un po' permettersi di fare quel che gli pare.

Basta guardare la tracklist: su 12 tracce, gli originali suoi inediti sono forse due (tra i quali il singolo “Spiral”) il resto, come nella tradizione dei grandi bluesman, cover riviste, rigirate e riproposte. Oltre a brani del "solito" e fraterno JJ Cale troviamo gran nomi della tradizione come Skip James, Robert Johnson e anche una manciata di brani tradizionali. Insomma fa proprio l'impressione di uno che dice: «Ah, è da un po' che vorrei suonare queste canzoni che mi piacciono un sacco, facciamoci un disco». E, per carità, va bene così. In fin dei conti questa cosa l'ha inventata proprio lui (insieme agli amici suoi) mettendo in atto una delle più grandi rivoluzioni della storia del rock.

“I still do” suona un po' come «Sì, ce la faccio ancora», ed è proprio impossibile non essere d'accordo. Fra i solchi del disco, tra l'altro, si cela anche un piccolo enigma. La presenza in una canzone della chitarra e della voce di Angelo Mysterioso, nickname adottato ai tempi di Cream & affini dall'assai compianto beatle George Harrison. Che si tratti del figlio Dhani Harrison oppure (vocifera il web) di Ed Sheeran? Ad oggi le speculazioni sono ancora in moto e nemmeno Clapton è stato chiaro a riguardo. L'unica soluzione è darci un'ascoltata, non vi pare? 

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