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LOSANNARecluta deceduta a Bière, «il ragazzo non era stato avvertito»

01.11.17 - 12:22
Il Tribunale federale ha annullato l'archiviazione del processo decisa dalla giustizia vodese
Keystone
Recluta deceduta a Bière, «il ragazzo non era stato avvertito»
Il Tribunale federale ha annullato l'archiviazione del processo decisa dalla giustizia vodese

LOSANNA - I genitori di una recluta deceduta nel luglio 2012 dopo un arresto cardiaco hanno ottenuto dal Tribunale federale (TF) l'annullamento dell'archiviazione del processo decisa dalla giustizia vodese. Il 19enne si era sentito male alla caserma di Bière (VD) ed era in seguito morto al CHUV di Losanna.

Secondo l'autopsia, la tragedia è da imputare presumibilmente a un grave disturbo cardiaco. Delle anomalie in questo senso erano state constatate da due medici durante il reclutamento del giovane militare, avvenuto nel febbraio 2011, ma l'interessato non era stato avvertito dei risultati dell'elettrocardiogramma.

I suoi genitori avevano sporto denuncia per omicidio colposo: il Ministero pubblico vodese aveva però ordinato l'archiviazione del procedimento penale, che era stata poi confermata in appello. Il Tribunale cantonale ha infatti escluso un nesso di causalità fra il decesso della recluta e il fatto che i medici l'avessero ritenuta idonea al servizio militare.

Il TF smentisce però questa visione dei fatti. Secondo i giudici losannesi, essa non tiene conto delle difficoltà fisiche accusate dalla vittima durante esercitazioni nei primi giorni della scuola reclute. Ad esempio, il giovane aveva avuto problemi respiratori durante una corsa di 4,8 chilometri, al termine della quale sudava copiosamente e aveva vomitato. Il giorno dopo, in occasione di un'altra attività, erano riapparsi disturbi analoghi, così come un crampo alla gamba.

Nella sua sentenza, il TF si stupisce in particolar modo dell'assenza delle informazioni fornite dai due medici, il capo del Centro di reclutamento di Losanna e il responsabile della Commissione sanitaria. Il principio di prudenza dovrebbe imporre di prendere tutte le precauzioni possibili, in primis mettere al corrente il paziente, fa notare Mon Repos.

Il dossier torna ora nelle mani delle autorità giudiziarie vodesi, che dovranno esprimersi nuovamente sul caso.

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