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LOCARNORapporti sessuali con la figlia della compagna, a processo

30.08.16 - 10:28
Un trentenne del Locarnese deve rispondere di atti sessuali con fanciulli, una volta a settimana costringeva la dodicenne ad avere rapporti. L'imputato: «So di aver sbagliato»
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Rapporti sessuali con la figlia della compagna, a processo
Un trentenne del Locarnese deve rispondere di atti sessuali con fanciulli, una volta a settimana costringeva la dodicenne ad avere rapporti. L'imputato: «So di aver sbagliato»

LOCARNO – Deve rispondere di ripetuti atti sessuali con fanciulli il trentenne che da stamattina compare davanti a una Corte delle Assise criminali di Locarno, riunita a Lugano e presieduta dal giudice Marco Villa. Tra il 2011 e il 2013, come si evince dall’atto d’accusa, l’imputato avrebbe compiuto atti sessuali con una persona minore di sedici anni (all’epoca aveva tra dodici e quattordici anni), approfittando della sua convivenza con la madre della vittima. Si parla di rapporti orali e completi, che inizialmente sarebbero avvenuti almeno una volta a settimana.

Il trentenne, che è stato in carcerazione preventiva per 29 giorni, è difeso dall’avvocato Olivier Ferrari di Lugano. L’accusa è invece rappresentata, in aula, dal sostituto procuratore generale Antonio Perugini.

«C’era attrazione» - Baci, petting e quindi il rapporto sessuale. «Non so dire come sia successo, tra noi c’era attrazione, l’iniziativa era di entrambi» sostiene il trentenne, che ammette i fatti come descritti nell’atto d’accusa. «Ci siamo baciati e poi siamo andati avanti». All’inizio del 2013 l’imputato, come spiega lui stesso, si sarebbe poi trasferito altrove per dare un taglio alla situazione.

«Non sono ossessionato dal sesso» - Più rapporti sessuali al mese con la giovane vittima. Ma durante quel periodo c’erano anche i rapporti con la madre della ragazza. A lei mostrava video pornografici per eccitarla. Il trentenne assicura comunque alla Corte: «Non sono ossessionato dal sesso».

«So di aver sbagliato» - Sono passati tre anni dai fatti e l'imputato, incensurato, ritiene di essere cambiato, di aver nel frattempo capito che si è trattato di un errore. Non ha però pensato di rivolgersi a uno psicologo per rielaborare i fatti. Il trentenne, alla domanda del giudice, risponde allora di essere disposto a seguire un trattamento ambulatoriale, se necessario.

 

 

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