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TEST DRIVEVolvo V60 Polestar – Le emozioni battono i numeri

11.02.16 - 00:42
Ha “solo” 350 cavalli ma è la familiare più gratificante del pianeta. Merito di una messa a punto formidabile, dell’eredità storica che si porta appresso e di un favoloso viaggio autostradale.
Volvo V60 Polestar – Le emozioni battono i numeri
Ha “solo” 350 cavalli ma è la familiare più gratificante del pianeta. Merito di una messa a punto formidabile, dell’eredità storica che si porta appresso e di un favoloso viaggio autostradale.

Ogni progetto automobilistico che sia almeno un po’ folle deve avere per forza lo zampino degli inglesi. A chi altro sarebbe venuto in mente di presentarsi sulla griglia di partenza del campionato inglese di vetture turismo con una familiare? All’epoca c’era la 850 e il team che deciso di portarla tra i cordoli fu la scuderia TWR (Tom Walkinshaw Racing). Il risultato fu un’automobile che viene ricordata ancora oggi per quell’impresa tanto assurda quando affascinante, da cui poi scaturirono anche le versione stradali T5-R. Un’automobile in un certo senso perché estremamente anticonformista per i canoni del costruttore svedese: l’aspetto tutto sommato pacato poteva essere reso assai appariscente dalla speciale vernice giallo canarino e comunque era talmente veloce da essersi conquistata la fama di regina delle autostrade, tanto che nessuno osava superarla per paura di essere umiliato. Chi ha vissuto negli anni ’90 ne sa qualcosa, e chi in quell’epoca era giovane sa anche quanto fosse divertente avere un amico che la chiedesse in prestito ai genitori per la gita fuoriporta del weekend.

Tutta quest’eredità è ora raccolta nella V60 Polestar. Chi è la Polestar? Un’azienda svedese che per due decenni ha sviluppato automobili da competizione per Volvo (e ora posseduta al 100% dal costruttore svedese), la quale ha travasato le sue conoscenze nello sviluppo della S60 e della V60 in abito sportivo. Versioni peraltro disponibili in pochi Paesi tra cui USA, Canada, Olanda, Giappone, Regno Unito, Svezia e – appunto – Svizzera. E nonostante sia un’edizione limitata tra i concessionari elvetici c’è ancora qualche ultimo esemplare in stock che, avessi anche solo una mezza intenzione, non esiterei ad acquistare. Budget permettendo. Il prezzo certo non è dei più concorrenziali, ma 87'000 franchi non sono poi tanti se considero che questa appariscente familiare azzurrina è una tra le dieci migliori automobili che abbia mai guidato.

 Non nego di essere un grande estimatore del marchio svedese, perciò quel mercoledì pomeriggio anziché concentrarmi sul lavoro che appariva impassibile sullo schermo del computer era un continuo scambio di sguardi tra le chiavi sulla scrivania e il modello in scala 1:18 della 850 T5-R chiuso nel quarto ripiano della vetrina. Più tardi sarei partito in direzione della Nordschleife, come più o meno accade una volta al mese, ed ero contento di andarvi con la V60 Polestar. Una volta tramontato il sole carico i bagagli (430 litri di capacità, per dovere di cronaca) e parto: uno di quei viaggi che piacciono a me, in solitudine, a notte fonda, e per oltre due terzi del chilometraggio privo di limiti di velocità. L’autostrada quella notte era decisamente sgombra, tanto che nonostante i 68 litri di serbatoio ho dovuto fermarmi ben due volte a fare il pieno. Del resto quando l’ago del tachimetro è sempre vicino alla velocità massima autolimitata di 250 km/h non potrebbe essere diversamente. Anche se in effetti anche guidandola civilmente è difficile scendere sotto gli 11 litri ogni 100 chilometri. Ma poco importa.

Che questa V60 ipervitaminizzata mi sarebbe piaciuta parecchio lo avevo già intuito in autostrada. Gran potenza di riserva a tutte le velocità, uno sterzo talmente comunicativo che potresti scrivere un rapporto dettagliato di cosa ti sia passato sotto le ruote anteriori ogni centinaio di metri e un sound graffiante e politicamente scorretto per una familiare – una sorta di via di mezzo tra una F-Type V6 e una Nissan GT-R, presente ma mai troppo invasivo. La conferma del colpo di fulmine è poi arrivata  nei giorni successivi, quando anziché percorrerei quei 4 chilometri che separavano il paddock all’albergo diventavano almeno 40 per la voglia di spremerla fino all’ultimo tra le favolose strade secondarie della zona. Cosa mi ha impressionato di più? Sicuramente la bravura dei tecnici Polestar nell’eliminare i principali “difetti” della V60, in particolare per quanto riguarda il cambio automatico a sei rapporti con comandi al volante che ora è diventato veloce nel passaggio di marcia e soprattutto non innesta il rapporto successivo quando si raggiunge il limitatore in modalità manuale. Certo resta ancora un po’ di indecisione nel scalare ai rapporti più bassi, ma non è certo l’unica automobile sportiva ad essere afflitta da questo problema.

Avevo davvero paura che il cambio automatico potesse rovinare un’automobile perfetta ma fortunatamente non è stato così. Perché per il resto è davvero difficile muoverle qualche critica. Noti subito che l’inserimento in curva è molto neutro, che l’acceleratore può essere premuto a fondo davvero molto presto grazie all’ottima presa dei Michelin Pilot Super Sport e alla motricità pazzesca della trazione integrale che, nonostante sia una classica viscofrizione Haldex si sforza a inviare la maggior quantità di coppia possibile al retrotreno. Non bisogna aspettarsi sovrasterzi in uscita di curva, ma nonostante la tipologia di trasmissione piuttosto semplice e le oltre 1,8 tonnellate di massa è impressionante come anche i tornanti stretti e le controcurve lente non siano affatto un problema. Il segreto di una messa a punto perfetta, tipica dei collaudatori Volvo, e di un certo Joakim Rydholm. Certo anche il motore aiuta: i 350 cavalli ci sono tutti e i 500 Nm di coppia sono disponibili già a 2'800 giri al minuto. Ha una tale corposità da incollarti al sedile in qualsiasi rapporto tu abbia selezionato, peccato solo che agli alti diventi un po’ pigro “suggerendoti” di innestare la marcia successiva già poco prima dei 6'000 giri al minuto. Il bello della Polestar è che nonostante non abbia una potenza strepitosamente elevata sa sempre come coinvolgerti ed è realmente più a suo agio tra le curve che non sulle strade rettilinee. I movimenti della scocca sono minimi, il set-up degli ammortizzatore Öhlins è ottimo, e poi si tratta proprio di un’automobile instancabile. Puoi spremerla per decine e decine di chilometri e lei non si stancherà mai. Ti da sempre tutta la potenza che vuoi, non andrà mai in crisi nonostante le 1,8 tonnellate che si porta appresso e persino l’impianto frenante manterrà la sua efficienza come alla prima staccata – un impianto davvero ottimo che pecca solo nella sensazione spugnosa del pedale.

Il più grande problema della V60 Polestar è quello di rischiare di essere incompresa. Durante quei tre giorni ho pensato spesso a quanto sarebbe bello confrontarla con una RS4 e la cerchia ristretta delle sue rivali. Però mi sono reso conto che sarebbe stato ben difficile convincere i lettori di quanto sia più sensato rinunciare ad (almeno) un centinaio di cavalli in più in cambio di una maggiore gratificazione alla guida. Ma è proprio questa la realtà dei fatti: se riesci ad accontentarti di “soli” 350 cavalli la V60 è realmente la familiare più gratificante che esista. Ne sono una dimostrazione i testi dinamici in cui Audi S4, BMW 335i e Opel Insignia OPC escono sempre sotto tono in confronto a questa svedese. Che è stata davvero realizzata per gli amanti della guida. L’assetto per esempio non è sempre morbido (anzi…), ma i sedili ben imbottiti compensano alla grande questo problema. Tanto che sabato notte, di rientro dal Nürburgring, grazie ad un’autostrada ancora più vuota rispetto all’andata ho inconsapevolmente battuto il mio record di percorrenza. E del mal di schiena nemmeno l’ombra. Giunto in Ticino poco dopo le cinque del mattino, ad un posto di controllo della polizia mi viene chiesto da dove provengo. Con un’auto così, a quell’ora, e con la mia giovane età, sicuramente dal rientro da una qualche discoteca. E invece no. “Dal Nürburging”, rispondo. Dopo un breve silenzio: “Ah, cavolo, che figata! Un lungo viaggio allora…”. Pronta giunge la replica: “Beh, sono partito allo scoccare della mezzanotte.” Guardo l’orologio. E pensare che mi sono preso pure il tempo per fare due pieni e bere due caffè al volo. Credo di averla davvero amata, quest’automobile.

 

SCHEDA TECNICA

Modello, versioneVolvo V60 Polestar
Motore6 cilindri in linea, 3 litri, benzina, turbo, 350 cv, 500 Nm
TrasmissioneCambio automatico a 6 rapporti, trazione integrale
Massa a vuoto1'822 kg
Acceleraione 0-100 km/h4,9 secondi
Velocità massima250 km/h (autolimitata)
Consumo medio10,2 L/100 km (dichiarato)
Prezzo87'000 CHF

 

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