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EUROPAGli economisti che negano la realtà

28.06.12 - 19:49
L'Europa è in pericolo. Si avvicina la minaccia della disoccupazione di massa. Eppure gli economisti chiedono di lavorare di più e di facilitare l’immigrazione nel Vecchio Continente. Ma c'è chi dice che questa è "una pazzia..."
Keystone (archivio)
Gli economisti che negano la realtà
L'Europa è in pericolo. Si avvicina la minaccia della disoccupazione di massa. Eppure gli economisti chiedono di lavorare di più e di facilitare l’immigrazione nel Vecchio Continente. Ma c'è chi dice che questa è "una pazzia..."

ZURIGO - A livello mondiale nei prossimi 10 anni saranno circa 1,2 i miliardi di giovani alla ricerca di un'occupazione. Di posti di lavoro considerati “buoni” ce ne saranno a disposizione soltanto 300 milioni. I dati sono stati resi noti durante il forum economico di Davos lo scorso febbraio. Se guardiamo ai paesi di antica industrializzazione, ossia a quelli dell'Europa occidentale, per i giovani la situazione attuale è tutt'altro che rosea. In Spagna è disoccupato un giovane su due, in Italia uno su tre, mentre in Gran Bretagna uno su quattro. Una situazione difficile, per non dire disastrosa, che fino a pochi anni fa era inimmaginabile. Sull'Europa e sul mondo si affaccia lo spettro della disoccupazione di massa, soprattutto tra i giovani sotto i 25 anni.  

L'articolo pubblicato oggi sul Tages-Anzeiger di Philipp Löpfe, anglista ed etnologo, giornalista e scrittore, ha come tema il ruolo degli economisti oggi, in questo difficile periodo per l'Europa. Il Vecchio Continente rischia di dover gestire l'esplosione di una disoccupazione a livelli tali da creare instabilità sociale e l'avanzata dei partiti politici populisti. E per evitare che ciò accada il giornalista scrive sul Tages-Anzeiger che sono ora necessari e con urgenza nuovi modelli di organizzazione dei tempi di lavoro.

Klaus Zimmermann è economista ed esperto del mercato del lavoro. E' direttore dell'istituto del Lavoro a Bonn ed è consulente per la Commissione Europea e la Banca Mondiale in materia di occupazione. Sul "Financial Times Deutschland" di martedì scorso Zimmermann ha scritto: "I giovani devono essere introdotti nel mondo del lavoro prima e meglio, mentre i più anziani dovrebbero restare occupati più a lungo. La quota di donne occupate, invece, deve ancora crescere". E se tutto questo non fosse abbastanza - scrive Löpfe - l'economista tedesco vuole anche "un'ulteriore apertura per permettere l'immigrazione internazionale in Europa".

"Chi legge cose del genere - continua Löpfe - ci resta secco subito. In Europa incombe la minaccia di una disoccupazione di massa come non se ne erano più viste dagli anni Trenta e l'esperto di mercato del lavoro chiede ancora più lavoro e ancora più immigrazione?" "In quale pianeta vive quest'uomo? E come si può spiegare questa negazione della realtà?" si chiede il giornalista del Tages-Anzeiger.

Domande che aprono un dibattito su un tema di cui si stanno occupando economisti e intellettuali. Löpfe ricorda che l'economia ha origine nella filosofia morale. Oggi essa si è data una forma scientifica e si è dotata di straordinari e complessi modelli matematici. Nonostante tutto ciò sono rimasti i suoi principi dogmatici. Löpfe fa il paragone con la religione, in cui vi sono diverse correnti, orientamenti, i cui adepti difendono con le unghie e con i denti le loro posizioni. E succede così che la maggioranza degli economisti non mettono in discussione il "Credo" imparato durante gli anni di studio, né tanto meno si rifiutano di farlo.

Gli economisti che occupano oggi i posti chiavi dell'economia mondiale hanno studiato negli anni Ottanta. Allora il grande problema era la cosiddetta "stagflazione" e contro questo male la ricetta che si proponeva era quella di rendere i mercati più flessibili. La situazione di oggi, però, ci mette di fronte ad altre e nuove sfide. Le analogie con gli anni Trenta sono diventate innumerevoli, soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro.

Da risolvere non sono i cosiddetti problemi strutturali, come si sente spesso sentire oggi dai vari enti economici europei (BCE, Banca d'Italia, FMI, ecc...), bensì qui siamo confrontati (come negli anni Trenta, appunto) con una sovraofferta sul mercato del lavoro e una scarsa domanda. Secondo Löpfe è questa la situazione che si è venuta a creare ed è per questo che il giornalista svizzero ritiene Zimmermann "un dottore che al paziente con una gamba rotta cura fasciandogli la testa". E questo lo fa, perché si fa strumento della sua dottrina economica, attraverso la quale, però, non riesce più a dare risposte alla realtà di oggi.

Dopo il collasso di Lehman nell'autunno del 2008 vi fu un breve momento in cui sembrava che potesse prevalere la ragione. Le banche centrali non ripeterono l'errore degli anni 30 e iniettarono molto denaro sui mercati. Tuttavia, oggi, ad essere predicate sono le vecchie ricette (austerità, flessibilità dei mercati, eccetera), nonostante esse siano inadatte alla soluzione dei problemi attuali. C'è da disperarsi, ma cambiare è molto complicato.

Tra le due guerre John Maynard Keynes disse: "Le idee degli economisti e dei filosofi, che siano giuste o sbagliate, sono più forti della conoscenza della gente comune. Invece il mondo non è governato dalla loro idee, ma da qualcosa di diverso. Gli uomini politici, infatti, credono erroneamente di essere esenti da influenze intellettuali, e sono di solito schiavi di qualche economista defunto".
 

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