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#NOISIAMOILFUTUROShopping sostenibile per l’ambiente

12.08.20 - 12:48
Gestione più efficiente delle risorse naturali, materiali sostenibili e maggiore durevolezza
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Invece che lanciarsi a testa basta a caccia di capi scontati, i consumatori attenti all’ambiente dovrebbero tenere a mente alcuni elementi prima di acquistare un vestito. Un punto importante da verificare è il materiale di cui è fatto l’abito.
Invece che lanciarsi a testa basta a caccia di capi scontati, i consumatori attenti all’ambiente dovrebbero tenere a mente alcuni elementi prima di acquistare un vestito. Un punto importante da verificare è il materiale di cui è fatto l’abito.
Shopping sostenibile per l’ambiente
Gestione più efficiente delle risorse naturali, materiali sostenibili e maggiore durevolezza
Ecco qualche consiglio per comprare abiti sostenibili.

Più volte all’anno, le grandi catene di moda come H&M, C&A o Zara cambiano completamente le proprie collezioni. Questa cosiddetta «fast fashion» è molto apprezzata ma passa velocemente di moda e spesso gli abiti hanno una durata di vita molto breve. Per la produzione di magliette, vestiti e pantaloni a basso costo viene sfruttato il lavoro nei Paesi a basso reddito e la produzione di un numero sempre maggiore di abiti è oltretutto pessima per l’ambiente. Secondo un articolo del «Tages-Anzeiger», la scarsa qualità della fast fashion preoccupa anche le organizzazioni per la raccolta di abiti usati. Molti abiti economici sono prodotti con fibre sintetiche o miste e le organizzazioni non possono rivenderli come abiti di seconda mano né riutilizzarli.

Il cotone è uno dei materiali più utilizzati nell’industria tessile ma gli effetti della sua coltivazione sul terreno sono devastanti. Per la produzione di un chilogrammo di cotone vengono utilizzati in media 11 000 litri d’acqua e i campi si trovano spesso in Paesi in cui l’acqua potabile è un bene raro. Il cotone è inoltre coltivato principalmente in monocolture che portano all’impoverimento del terreno e a una più elevata probabilità di infestazioni da parte di organismi nocivi. Questi organismi vengono contrastati con l’impiego di pesticidi che si riversano poi nelle acque sotterranee e influenzano in maniera massiccia la qualità dell’acqua nelle regioni interessate. A tutto ciò si aggiungono anche i lunghi trasporti che consumano una quantità enorme di energia: la materia prima deve essere innanzitutto trasportata nel Paese in cui verranno prodotti vestiti e stoffe e i prodotti finali vengono infine, per la maggior parte, nuovamente trasportati dall’altra parte del mondo per essere venduti.

Non c’è bisogno di pesticidi: la canapa si protegge da sola dai parassiti

L’ecobilancio di altre fibre naturali come la canapa o il lino è significativamente migliore rispetto a quello del cotone poiché il consumo di acqua per la coltivazione è ridotta a circa un quarto e queste piante nella maggior parte dei casi non devono essere protette dagli organismi nocivi tramite l’impiego di pesticidi. I tessuti di fibre di canapa sono inoltre molto più resistenti delle altre stoffe e devono quindi essere sostituiti meno spesso. Il cotone da coltivazione biologica, per la quale non vengono impiegati prodotti fitosanitari sintetici, è in ogni caso molto meno dannoso per l’ambiente rispetto al cotone tradizionale.

Per quanto riguarda la lana, il pessimo ecobilancio è dovuto principalmente alla necessità di grandi superfici. Oltre ai pascoli per gli animali, sono necessarie anche estese superfici per la coltivazione del mangime. In più, le pecore emettono grandi quantità di metano: a livello mondiale, circa il 20 per cento delle emissioni di metano sono riconducibili a ruminanti come mucche e pecore. Le feci delle pecore possono inoltre inquinare le acque potabili. La seta è oggetto di accese discussioni: secondo le associazioni per la protezione degli animali, i bachi da seta vengono selezionati in modo eccessivo e talvolta bolliti vivi all’interno dei bozzoli. La produzione di fibre artificiali come poliestere e acrilico consuma una quantità di energia nettamente maggiore rispetto alla produzione di fibre naturali e gli abiti sintetici come i capi tecnici o le felpe in pile rilasciano microplastiche ad ogni lavaggio che si riversano poi nelle acque.

I consumatori attenti all’ambiente dovrebbero porsi qualche domanda

Invece che lanciarsi a testa basta a caccia di capi scontati, i consumatori attenti all’ambiente dovrebbero tenere a mente alcuni elementi prima di acquistare un vestito. Un punto importante da verificare è il materiale di cui è fatto l’abito. Il cotone biologico e le fibre naturali come canapa e lino hanno, come detto in precedenza, un ecobilancio decisamente migliore rispetto al cotone tradizionale, alla lana o alle fibre sintetiche. C’è per caso un’alternativa abbastanza simile al capo di tendenza ma prodotto con materiali sostenibili, senza l’impiego di pesticidi, da operai con condizioni lavorative migliori e che magari può vantare anche di un certificato di sostenibilità? È inoltre utile valutare se effettivamente il capo è adatto alla vita di tutti i giorni: la variopinta t-shirt della collezione attuale corrisponde al mio stile o verrà presto dimenticata sul fondo di un cassetto perché una volta arrivati a casa mi accorgerò che è davvero troppo vistosa? Il capo è adatto al mio guardaroba? Si abbina bene con diverse giacche, pantaloni, gonne e scarpe che ho a casa?

 

#NOISIAMOILFUTURO
Il movimento nazionale #NOISIAMOILFUTURO è sostenuto da rinomate imprese svizzere e da SvizzeraEnergia. L’obiettivo è invogliare la popolazione svizzera ad organizzare le proprie giornate in maniera più efficiente dal punto di vista energetico e ad impegnarsi attivamente per i temi dell’energia e della protezione del clima. In qualità di partner media, 20 Minuti sostiene #NOISIAMOILFUTURO con approfondimenti, reportage e quiz.

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