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CANTONE«Solo grazie al caso le coltellate non l'hanno ucciso», condannato ed espulso

15.05.24 - 17:35
L'accoltellatore di Vezia è stato giudicato colpevole di doppio tentato omicidio. Sconterà la sua pena in forma di trattamento stazionario.
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«Solo grazie al caso le coltellate non l'hanno ucciso», condannato ed espulso
L'accoltellatore di Vezia è stato giudicato colpevole di doppio tentato omicidio. Sconterà la sua pena in forma di trattamento stazionario.

LUGANO - «L'imputato ha agito per futili motivi. E solo grazie al caso le coltellate sferrate alla schiena dell'amico non l'hanno gravemente ferito o ucciso». È con queste parole che il giudice Amos Pagnamenta ha annunciato la condanna del 40enne italiano che la sera del 12 giugno 2023 a Vezia accoltellò un suo amico e vicino di casa e minacciò la sua compagna puntandole un coltello alla gola.

Due tentati omicidi - L'uomo è stato ritenuto colpevole di doppio tentato omicidio per dolo eventuale e condannato a quattro anni e mezzo di detenzione sospesi in favore di un trattamento stazionario in una struttura chiusa, più l'espulsione dalla Svizzera per sette anni.

«In corso d'inchiesta l'imputato ha fornito diverse versioni, tra loro discordanti», ha esordito Pagnamenta. «Inizialmente ha dichiarato di aver agito perché si era sentito aggredito verbalmente e fisicamente dal 46enne, per poi tornare sui suoi passi e ammettere piena responsabilità. Oggi è tornato alla prima versione, ma risulta comunque smentito dalle risultanze dell'indagine di polizia».

La vittima principale, dal canto suo, «ha mostrato alcune incongruenze, ma di marginale importanza, mentre sui punti salienti è stato lineare. I fatti sono quindi stati confermati come dall'atto d'accusa».

Tre coltellate - È inoltre «irrilevante», per la Corte, «se il 46enne si sia trovato o meno in pericolo di morte»: «L'uomo l'ha colpito a più riprese e in zone vitali, utilizzando un'arma che poteva provocarne il decesso. Dopo l'accaduto non ha inoltre chiamato i soccorsi».

Per quanto attiene invece alla compagna dell'imputato, «il 40enne ha ammesso i fatti». La vittima «non aveva inoltre motivo di mentire e non ha mai infierito su di lui, tanto che anche dopo i fatti gli ha più volte reso visita in carcere», ha sottolineato Pagnamenta.

La colpa dell'italiano è quindi stata ritenuta «oggettivamente e soggettivamente grave»: «Unicamente si impone di considerare che il reato è solo tentato e che l'autore ha agito per dolo eventuale».

Per la Corte non si rilevano inoltre particolari allevianti: «Il 40enne non è incensurato e anche oggi ha cambiato versione sui fatti, dicendosi peraltro non d'accordo rispetto alla richiesta di risarcimento per torto morale dell'accusatore privato (confermata in 10'000 franchi ndr.)».

«Non ha un permesso di soggiorno valido» - Si è parlato infine dell'espulsione dal Paese. Il giudice ha evidenziato che il 40enne «ha commesso dei reati gravi e ha un alto rischio di recidiva. In passato aveva inoltre già lasciato la Svizzera per trasferirsi all'estero e attualmente non dispone di un permesso di soggiorno valido». Per questo motivo «non vi è modo di riconoscere il caso di rigore».

Durante il dibattimento, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto quattro anni e nove mesi di detenzione, mentre la difesa aveva proposto un massimo di tre anni da scontare sotto forma di trattamento stazionario.

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